Regia di Jean-Paul Salomé vedi scheda film
E’ un film decisamente complesso, non facilmente catalogabile ed etichettabile. E’ soprattutto una storia di solitudini che si intrecciano, sensi di colpa e violenza ed aggressività repressa. Il protagonista è un tardo adolescente molto disturbato in cerca di un’identità ed una famiglia, e in questa sua costante e patologica ricerca assume identità di giovani scomparsi per presentarsi alle loro famiglie simulando un ritorno dello scomparso. Le famiglie lo accettano, seppur dubbiose o addirittura certe della falsità, per esigenze psicologiche per compensare sensi di colpa e solitudine, evitando ogni verifica tecnico scientifica e nonostante le raccomandazioni della polizia e dell’FBI. E’ un ottimo simulatore, che si adatta alle circostanze ed intuisce i silenzi e le opacità dei suoi interlocutori, lasciandoli fare, e sa opporsi abilmente alle insistenti indagini dell’FBI che è certa della sua colpevolezza. Alla fine viene smascherato proprio tramite la prova del DNA e le impronte digitali che gli sono finalmente rilevate dopo un controllo medico scientifico imposto d’autorità. Ottima la trama di fondo, nella quale emerge il forte sospetto di un probabile omicidio del giovane dell’identità del quale si è impossessato per ultimo. In pratica ha sbagliato a scegliere la famiglia, lui che è alla ricerca di amore ha scelto una famiglia dove l’amore si era totalmente inaridito proprio a causa dello scomparso. Il giovane cui si è sostituito era talmente balordo e rovina famiglie che probabilmente qualche membro famigliare lo ha fatto fuori per esasperazione, ma il caso rimarrà insoluto, nonostante i tentennamenti del protagonista (esita a rivelare ciò che ha intuito) e le serrate indagini dell’FBI. Ottima caratterizzazione dei personaggi, soprattutto il protagonista e i membri della famiglia di sottofondo, la madre in particolare. Un film che non si scorda facilmente per la durezza del suo impatto psicologico sullo spettatore.
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