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Love Is All You Need

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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La recensione su Love Is All You Need

di miss brown
7 stelle

E' alquanto ipocrita e vagamente fuorviante la versione internazionale del titolo dell'ultimo film della danese Susanne Bier: DEN SKALDEDE FRISØR significa LA PARRUCCHIERA CALVA. Il nucleo del film, l'oggetto mai nominato ma sempre presente, è infatti il cancro al seno da cui – forse – è guarita Ida, parrucchiera di Copenaghen, che a causa della chemioterapia seguita all'intervento è completamente calva e porta una parrucca.

Ida (Trine Dyrholm)ha superato bene la malattia, è serena e così sicura di sé che non ha nemmeno intenzione di farsi mettere una protesi al seno: ma è una bella batosta quando, di ritorno dall'ultima seduta di chemio, trova il marito che si sbatte una giovane collega di lavoro sul divano del salotto. Non è una che si piange addosso, il fedifrago se ne va di casa e lei si prepara per un viaggio in Italia, dove la figlia sta per sposarsi con un ragazzo che conosce da soli tre mesi. Quello che non potrà essere presente alle nozze è il figlio Kenneth, militare in partenza per l'Iraq. Il viaggio per Ida comincia male e prosegue peggio: al parcheggio dell'aeroporto tampona violentemente con la sua Cinquecento giallina la lussuosa Saab blu alla cui guida, guarda caso, c'è Philip (Pierce Brosnan), il padre dello sposo; a Napoli la sua valigia non arriva; e il marito ha la bella pensata di presentarsi con l'amante al seguito.

Gli invitati sono ospitati in una bella, anche se un po' acciaccata, magione di Sorrento con annesso fiorente agrumeto che fornisce arance e limoni per il commercio ortofrutticolo di Philip, ma dove lui non si recava da molti anni, dalla tragica morte della moglie: troppi ricordi. L'iniziale antipatia fra i due gradatamente si stempera; il loro rapporto cambia completamente quando all'alba Philip vede Ida fare il bagno nuda in mare: senza abiti a coprire il corpo mutilato, senza parrucca a nascondere la testa calva, si crogiola al sole del sud e Philip istantaneamente se ne innamora, fulminato dalla sua orgogliosa femminilità.

Come in qualunque festa familiare danese che si rispetti, da FESTEN a DOPO IL MATRIMONIO a MELANCHOLIA, anche qui fra i vari personaggi, sposi, parenti e invitati, ne accadono naturalmente di tutti i colori: per questa volta però Susanne Bier si abbandona alla leggerezza, mitiga l'abituale critica sociale di protestante rigidezza con un umorismo gentile, ispirata probabilmente dai magnifici paesaggi di Sorrento, che con la sua natura rigogliosa, le sue albe e tramonti ammorbidirebbe il più gelido dei cuori nordici. Ogni tanto magari esagera un po', alcuni personaggi (la cognata assatanata di Philip, il marito babbeo di Ida, i giovanissimi sposi davvero troppo indecisi) rischiano di essere un tantino eccessivi, ma è un peccato veniale: nell'insieme non siamo per nulla davanti ad un film “turistico” (come tante commedie anni '60, fra tutti LA BAIA DI NAPOLI con Sofia Loren e Clark Gable, o il più recente UN'OTTIMA ANNATA con Russell Crowe e Marion Cotillard). Piuttosto lo sfondo naturale caldo e coloratissimo si trasforma in un non-luogo, non certo claustrofobico, ma così fortemente contrastante con le grigie origini dei protagonisti che questi fioriscono, si evolvono, cambiano.

Non dev'essere stato facile per Pierce Brosnan accettare di fare questo film: il bell'attore irlandese a soli 38 anni, da poco sbarcato a Hollywood, rimase vedovo con 3 bambini quando la moglie morì di cancro alle ovaie. Recitando di sottrazione, con la classe e la simpatia che lo contraddistinguono, dà a Philip una grande carica di umanità. Ma chi ha il maggior merito per la riuscita del film è Trine Dyrholm,attrice notissima in Danimarca; gli unici suoi film passati dalle nostre parti sono stati FESTEN di Vinterberg (1998) e IN UN MONDO MIGLIORE, Oscar 2010 di Susanne Bier: direi che non è poco! Con garbo e intelligenza dà vita ad una Ida luminosa e femminilissima, forte e indipendente, tenera e coraggiosa.

In definitiva una commedia non solo per donne: lieve ma non leggera, piacevole ma non spensierata, con un lieto fine a metà non consolatorio ma coerente. Raccomandabile. 

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