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La chiave di Sara

Regia di Gilles Paquet-Brenner vedi scheda film

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La recensione su La chiave di Sara

di michemar
6 stelle

La notte buia dell’Umanità. Quando si rivedono, anche se quelle finte di un film, le scene delle deportazioni e delle sofferenze inferte dai nazifascisti alle popolazioni ebree, la reazione è sempre la stessa: disgusto e incomprensione della cattiveria umana arrivata a tale punto. Questo film parla proprio di ciò che avvenne in Francia durante la seconda guerra mondiale, a Parigi ad opera della polizia nazionale che collaborava con i tedeschi. L’episodio iniziale della retata degli ebrei e il conseguente raduno nel velodromo di Parigi era stato già oggetto del film “Vento di primavera” (film assai mediocre con Jean Réno) ma qui la ferocia nazista viene mostrata forse più crudamente. La protagonista rivive, percorrendo la storia tramite le sue ricerche per ragioni giornalistiche, le tragiche vicende di una bimba, vivace perspicace sveglia, di nome Sarah appartenente ovviamente ad un nucleo familiare “juif”. Il lavoro del regista Gilles Paquet-Brenner non dà un risultato straordinario, ma il film è discreto e l’apporto di Kristin Scott Thomas è come al solito decisivo. L’attrice inglese, ormai adottata dai francesi (la chiamano Scottomà), è all’altezza come sempre; la drammaticità del suo volto dà una impronta alla storia, come è stato per “Ti amerò per sempre” o “L’amante inglese”. La sua duttilità la porta a dialogare fluentemente l’inglese e il francese ed è sempre misurata nelle scene drammatiche. Si rivede dopo tanto tempo Aidan Quinn, ormai uomo maturo e bravo, ma poco sugli schermi italiani. . Bravissima la piccola Mélusine Mayance: è già un’attrice. E stavolta Niels Arestrup non fa il cattivo, strano. Comunque la storia è bella e commovente e il film si lascia vedere

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