Regia di Costa-Gavras vedi scheda film
Raro film il cui titolo si capisce soltanto alla fine (e non è un caso), è uno splendido e doloroso film che, nell’arco di due ore, riesce ad inglobare con abilità il dramma familiare, il giallo processuale, l’indagine storica. Al centro della storia, la consapevolezza crescente e penosa che un uomo inappuntabile possa essere stato un efferato criminale nazista, con il piccolo particolare che l’uomo in questione è il vecchio padre dell’avvocato che lo sta difendendo in uno di quei processi necessari per affermare la verità degli eventi.
Costa-Gravas dirige con esperienza una sceneggiatura firmata da Joe Eszterhas (che avrebbe sfondato poi con Basic Istinct), ungherese come l’anziano imputato, destreggiandosi con la medesima competenza sia nell’aula di tribunale in cui si vorrebbe condannare con prove alla mano il crudele kapò che seviziò ed uccise decine di ebrei, sia nel catartico viaggio a Budapest che l’avvocato Ann fa apparentemente per trovare prove a favore del padre, ma profondamente per cercare di capire come abbia un uomo così crudele a crescere con amore ed affetto smisurati figli e nipoti, sia nelle scene più dolorosamente tragiche.
Commovente quanto lucido, toccante ma anche duro, è un grande romanzo intimo ed universale sull’impossibilità della fuga rispetto al male (che torna sempre), sulla pesantezza del dubbio su se stessi e sulle proprie certezze e sulla necessità della memoria per non dimenticare mai che almeno la giustizia degli uomini debba essere giusta con gli ingiusti. Straordinaria la performance in sottrazione di una Jessica Lange dimessa e discreta; per Armin Muller-Stahl fu l’inizio di una nuova carriera.
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