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Per una vita migliore

Regia di Chris Weitz vedi scheda film

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La recensione su Per una vita migliore

di supadany
7 stelle

Di base Chris Weitz non racconta certo una storia nuova, il degrado sociale è universalmente ormai talmente preponderante da trovare parecchio spazio al cinema, ma intanto sceglie il protagonista giusto (Demian Bichir, nominato per questa interpretazione agli Oscar 2012), poi confeziona alcune scene davvero forti per la dolorosa emotività che trasmettono ed in più il suo è un percorso netto.

Carlos (Demian Bichir) è un immigrato clandestino sempre al lavoro per garantire all’irrequieto figlio Luis (Josè Julian) un futuro diverso dal presente.

Quando gli si prospetta l’occasione di guadagnare di più mettendosi in proprio, pagherà a caro prezzo la sua generosità, ma nella ricerca di una soluzione potrà stringere col figlio un rapporto fin lì non dei migliori.

 

Demián Bichir

Per una vita migliore (2011): Demián Bichir

 

L’altra, o una delle altre, faccia degli Stati Uniti, se c’è chi vive nel lusso, ci sono comunità intere che lottano per sopravvivere e magari garantirsi un futuro diverso, come quella messicana con quindi profonde contrapposizioni.

Ma anche la solidarietà non è cosa da tutti, quando la disperazione è troppa l’occasione fa l’uomo ladro, e questo da vita alla scena più dura, quasi neorealista, un furto che è uguale a strappare il cuore dal petto, una manciata di minuti che fa venire il groppo in gola e che giunge dopo che una nuova speranza sembrava ormai aprirsi (dal sogno, rappresentato dalla scalata alla palma, all’incubo, segnato dal furto dell’unica fonte di ricchezza).

Da qui parte una rincorsa che almeno lega una famiglia senza il tempo a disposizione per essere tale, almeno nella sua normalità, che principalmente è una discesa umana forse scandita anche da troppe sfortune tutte in serie.

Ma questo crea comunque un quadro non sfavillante, ma di un discreto effetto, il sogno americano è sempre lì (in questo caso lo rappresenta il furgone fonte di ricchezza), ma basta un attimo per precipitare nell’inferno dal quale non si può che ritornare in ogni modo oltrepassando un’altra volta la frontiera, insomma l’immigrazione clandestina non si può combattere con i mezzi che paiono più spot che reale soluzione definitiva (in fondo la maggior parte delle persone cercano solo di sopravvivere).

Un film duro e crudo, certo non originale, ma sospinto dalla figura rocciosa fisicamente e titubante nelle azioni di Demian Bichir, composto con una discreta attenzione d’insieme ed in grado di far riflettere e partecipare emotivamente anche se l’estetica poteva essere migliore e lo script ancora un po’ più pulito.

Pugno nello stomaco.

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