Espandi menu
cerca
La morte viene da Scotland Yard

Regia di Don Siegel vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giansnow89

giansnow89

Iscritto dal 27 aprile 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci 22
  • Post 17
  • Recensioni 275
  • Playlist 16
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La morte viene da Scotland Yard

di giansnow89
8 stelle

Bell'esordio alla regia di un lungometraggio per Siegel.

Non sono pochi i lavori degli anni '40-'50 che hanno investigato approfonditamente la vexata quaestio della fallibilità della giustizia, ognuno dei quali declinato secondo la sensibilità dell'autore, quindi volta per volta attraverso le forme della commedia - Un evaso ha bussato alla porta di Stevens, per esempio - del dramma giudiziario - dal poco apprezzato Il caso Paradine di sir Alfred al seminale La parola ai giurati di Lumet - e poi chiaramente attraverso il genere principe di quei due decenni, vale a dire il noir. I caratteri del noir si adattano come un guanto a descrivere la discesa dei tutori dell'ordine, statue consacrate al mantenimento dell'ordine e dei valori della società, nelle asperità oscure che nasconde il mestiere. La Giustizia è una entità mitologica divina, superiore, ineffabile, amministrata però da uomini: quindi l'uomo di giustizia si trova ad essere allo stesso tempo Dio e l'ultimo dei peccatori, carico di tormenti e rimorsi.

A tal proposito, la figura chiave di questo titolo semisconosciuto del 1946 di Siegel è quella del sovrintendente Grodman. Nella parte iniziale dell'opera Grodman è un Dio decisore ed implacabile: con le sue scrupolose indagini ha mandato a morte un uomo, credendolo colpevole di omicidio senza ombra di dubbio. Purtroppo la testimonianza, tardiva, di un sacerdote, porta alla luce il grave errore commesso da Grodman, che viene destituito dal suo incarico. Grodman si fa divorare dai sensi di colpa: è la Giustizia che fa per la prima volta i conti con se stessa, che impara a conoscersi e a vedersi per la prima volta allo specchio, e scopre quella parte fatalmente umana della propria natura. Sicché, astraendosi dai tribunali terreni, si propone di vendicare per conto suo il torto subito - dalla vittima dell'omicidio, ma soprattutto da lui stesso, empiamente ingannato dal vero autore dell'assassinio - assumendo in prima persona i panni di giudice, giuria e carnefice. Grodman reagisce dunque liberandosi dal giogo delle convenzioni dell'uomo, e le prende anzi in giro, disseminando falsi indizi tesi a confondere le idee al suo presuntuoso successore nell'incarico di sovrintendente. Si ribaltano tutti i ruoli: il criminale del precedente omicidio diventa la vittima; il tutore - fallibile - della legge Grodman si trasforma nella stessa idea platonica di Giustizia, ma anche in un assassino; il tronfio nuovo sovrintendente Buckley, che prima derideva il vecchio Grodman circa i suoi metodi di indagine, volge in oggetto di derisione dello stesso Grodman. 

Tenebroso, imprevedibile, sottile, caustico: nel suo primo lungometraggio Siegel è già grande.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati