Regia di Jean Becker vedi scheda film
Il film racconta il fertile incontro fra Germain (Depardieu), un uomo incolto, e Margueritte (Gisèle Casadesus, all’epoca novantaseienne), una donna molto anziana e molto colta, che semina parole (ognuna con un ricco bagaglio di idee e di immagini) nella testa incolta di Germain. Margueritte gli legge libri, insegna il gusto della lettura e dell’uso corretto delle parole; gli regala un dizionario (le Petit Robert). Quando lei non potrà più leggere Germain si esercita (con l’aiuto della sua compagna) e leggerà a lei.
Germain coltiva un orto ottenendo prodotti belli e buoni, che vende al mercato; quando ne offre a Margueritte lei gli chiede se usa fertilizzanti; risponde che non servono: se il terreno è buono, basta seminare, se non è buono nemmeno i fertilizzanti danno buoni frutti.
“En friche” è un’espressione usata per i terreni, significa “incolti”, non utilizzati. Per le teste è la stessa cosa: incolta, se è buona basta seminarvi parole per ottenerne idee. In un film che ha questo per tema, un po’ di attenzione a tradurre il titolo sarebbe stata opportuna: la testa di Germain non è fra le nuvole, è “incolta”, ma buona (anche se lui all’inizio non lo sa).
Il traduttore ha fatto un’altra corbelleria, fin dall’inizio del film: c’è un monumento ai morti in guerra, “enfants mort pour la patrie” (come si usa ovunque in Francia) tradotto in italiano con “bambini morti per la Francia”!
Mi sembra un film che merita di essere rivisto e studiato e... meditato o coltivato, come un buon seme, per restare alla metafora del film.
Per ora mi limito a queste noterelle linguistiche, forse utili ad evtare equivoci; ma una recensione no, non sono ancora in grado di farla.
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