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LOL. Pazza del mio migliore amico

Regia di Lisa Azuelos vedi scheda film

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La recensione su LOL. Pazza del mio migliore amico

di marcopolo30
1 stelle

Pastrocchio inguardabile, remake dell'omonimo film francese del 2009, nel quale il travagliato periodo adolescenziale viene ridotto, da una sciagurata sceneggiatura, a una passerella di superficialità e modelli/e. Pessima la protagonista Miley Cyrus. VOTO: 1½

LOL, si sa, sta nell''internettese' per Laugh Out Loud (ovvero: scompisciarsi dal ridere). In realtà proprio sui titoli di coda -spoiler- scopriamo che l'autrice aveva finemente giocato con i vocaboli, e il suo LOL sta per Lots of Love. Non solo: LOL è anche l'affettuoso nomignolo con cui gli amici chiamano la protagonista, che in realtà si chiama Lola. E se è normale che un Massimiliano si comprima in Max per gli amici, o che un Federico diventi Fede, abbastanza ridicolo è contrarre un nome composto già di suo da sole quattro lettere. In realtà, dopo aver preso visione di quest'orrido, ennesimo fallimentare remake americano, l'unico LOL che a me viene in mente per chiosare questo porcaio è «Linciarli O Lapidarli». Il film, come accennato, è il remake dell'omonimo film francese uscito un paio di anni prima e interpretato da Sophie Marceau, ed entrambi portano la medesima firma, quella di Liza Azuelos. Ora, l'originale transalpino non l'ho visto (e credo proprio che non andrò a cercarmelo...) quindi non posso fare comparazioni, ma a giudicare da quel che ho visto qui, qualcosa dev'essere andato tremendamente storto in quel periglioso tragitto che più o meno lentamente trasforma un'idea in un film. Tutto ma proprio tutto è qui sbagliato, dalla superficialità con cui sono stati tratteggiati i caratteri dei personaggi, tutti peraltro, nessuno escluso/a belli/e e fighi/e e sempre perfettamente pettinati/e come fotomodelli/e, all'offensiva ovvietà degli snodi narrativi legati ad amori giovanili e rapporto genitori/figli adolescenti, passando per un assurdo viaggio a Parigi (infilato a forza nel racconto) nel quale la regista -che è Francese- infila uno stereotipo dietro l'altro a uso e consumo di un pubblico di red-necks estremisti, suppongo, tanto sono pacchiani. La ciliegina sulla torta è poi rappresentata dalla scelta della protagonista, ricaduta su quella Miley Cyrus che mai avevo visto all'opera e la cui fama, a questo punto davvero mi chiedo da dove le arrivi, giacché né è brava come attrice né tanto meno affascinante come donna. La rediviva Demi Moore, che qui interpreta (malamente pure lei) il ruolo della madre, quanto meno è Bona con la B maiuscola.

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