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Paradise: Love

Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film

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La recensione su Paradise: Love

di OGM
8 stelle

Quanto può essere squallido, noioso e primitivo il paradiso. Ulrich Seidl, undici anni dopo Canicola, ci porta in Kenya, dove naufragano i sogni d’amore di una turista austriaca in cerca di emozioni. Teresa, una corpulenta signora di mezz’età, abbandona la figlia adolescente e il gatto per partire da sola alla volta dell’Africa, al fine di concedersi una vacanza a sfondo sessuale. Conoscerà soltanto cocenti delusioni, ma, fino all’ultimo, continuerà ad inseguire la chimera di una passione selvaggia ed autentica, priva di secondi fini. Ancora una volta, la trasgressione carnale della borghesia si manifesta nella forma di una mostruosità ruspante: la goffa sfrenatezza che caratterizza l’improvvisa scomparsa dei freni inibitori nei soggetti che non sono abituati a lasciarsi andare. L’eccesso diventa allora surreale, e si copre di una patina di tristezza, per quella istintualità a lungo repressa che, all’occasione, viene maldestramente gestita. Nelle avventure della protagonista il suo appetito carnale si confronta con l’avidità materiale dei giovanotti del posto: due opposte versioni della ricerca della felicità si specchiano l’una nell’altra, e si scoprono ugualmente disperate, deformate in vizio dalla loro fisiologica insaziabilità. La solitudine del mondo dei ricchi  è senza rimedio, come lo è l’arretratezza culturale in quello dei poveri. Ognuno dei due vorrebbe sfruttare l’altro per  colmare le proprie lacune; ma l’incomprensione reciproca fa sì che questo piano, lungi da fornire lo spunto per la costruzione di un rapporto di scambio e collaborazione, si esaurisca in un perpetuo, sterile gioco di rimbalzi ispirati al do ut des. Il baratto prosegue, incessante, sotto il velo di sentimenti illusori, inventati per interesse o per il semplice desiderio di distogliere lo sguardo da una realtà avara di sensazioni. Sarà per questo che il gioco dei corpi si fa tanto cervellotico, intrecciando le espressioni del trasporto amoroso con un contorto sistema di costruzioni mentali, fatto di strategie, menzogne, richieste anomale e innaturali regole comportamentali. Lei chiede al suo compagno del momento di toccarla in un modo preciso, mentre gli vieta di baciarla in una certa maniera; e intanto lui le estorce sempre maggiori somme di denaro, raccontandole storie sulla sua famiglia, e facendo leva sulla sua fragilità di donna bisognosa di affetto. La finzione si trascina, iterando le sue complesse tattiche di avvicinamento e di conquista,  sovrapponendo seduzione e raggiro, confondendo fiducia e credulità. Cacciatori e prede si rincorrono, ma non si raggiungono mai, a causa della mancanza di verità, che, nel territorio ibrido in cui si disputa la loro sfida, impedisce al discorso di arrivare fino in fondo.  Il film appare monotematico, prolisso, privo di evoluzione, ostinatamente incentrato su circostanze eccezionali – relative ad una persona che partecipa, in maniera patologica e ossessiva, ad un fenomeno non si sa quanto effettivamente diffuso – ma la narrazione pacata e realistica ne fa una successione di ritratti di attimi, in cui la banalità si arresta per cedere il posto ad un principio di sogno, ad un breve intervallo di trasfigurazione romantica, prima che il pessimismo ritorni a cancellare ogni poesia. Prese così, a piccoli sorsi, le fasi del corteggiamento diventano allora un’intrigante rassegna di artifici sensuali, piena della magia dell’incertezza. Il passo successivo è sempre ignoto, ed il suo pensiero è circondato dal mistero che, almeno per un istante, riesce a rendere belle, caricandole di speranza, anche le situazioni pericolosamente ambigue o desolatamente volgari. Una signora bianca paga un ragazzo nero. Paradise: Love interpreta, in uno scenario tuttora coperto da tabù, la difficile esistenza delle cose incomplete: quelle metà raminghe e insoddisfatte che, quando nessuno le vede, si concedono, in omaggio alla propria libertà di crescere, lo scandaloso brivido di abbracciare il loro contrario.

 

Questo film sull'amore è la prima parte di una trilogia che, entro il 2013, si completerà con i capitoli dedicati alla fede e alla speranza.

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