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Symbol

Regia di Hitoshi Matsumoto vedi scheda film

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Tiaz gasolio

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Symbol

di Tiaz gasolio
7 stelle

Symbol – La Recessione.
Dopo la visione di Big Man Japan, la scoperta dell'esistenza di un nuovo film di Hitoshi Matsumoto non poteva che essere ben accolta dallo staff della Recessione. Symbol è la seconda fatica dell'attore/regista giapponese e, dopo aver toccato l'animo umano parlando dei gravi problemi degli eroi schiaccia-mostroni del Sol Levante, con questo Symbol ci vuole comunicare qualcosa di diverso. Il vero problema quando si parla di film giapponesi è capire "cosa???". Forse sarà il mio cervello da ottuso occidentale medio, ma comprendere il significato di una pellicola giapponese spesso non è così semplice. Il film si apre mostrandoci un piccolo scorcio di vita quotidiana di un lottatore messicano, uno dei tanti wrestler di provincia che abbondano in Messico. Conosciamo la sua famiglia, sbirciamo la loro giornata tipo, e quindi lo spettatore medio si aspetta di trovarsi davanti alla storia di un lottatore. Ma la linearità non fa certo parte dello stile narrativo di Matsumoto, perché, intervallata dalla storia del lottatore, troviamo quella dello stesso Hitoshi Matsumoto rinchiuso in una stanza grigia con indosso un pigiama che se lo regalaste a un amico potrebbe essere considerato alla stregua di un insulto. Cosa ci fa quest'uomo da solo in una stanza vuota senza vie di uscita? Che nesso ha con il lottatore? Queste sono le domande che vi frulleranno nel cervello per i primi minuti del film, fino a quando, come per magia, le pareti della stanza si ricopriranno di peni di puttini. A questo punto mi sembra inutile spiegarvi il nesso tra peni di puttino e lottatori di provincia messicani. Se ci aggiungiamo una suora stronza che fuma e guida un pick-up, mi sembra che non ci si possa sbagliare. Il nesso tra le due cose non c'è, sfido chiunque a capirci qualcosa di quello che sta avvenendo nei primi 45 minuti. Dopo averci disorientato completamente, mettendo in piedi due storyline che non c'entrano un cazzo l'una con l'altra, il mistero si infittisce: per ogni piccolo pisellino che tocca il nostro protagonista, un oggetto random viene lanciato nella stanza. A questo punto vi starete chiedendo se alla persone che sta scrivendo questa boiata di Recessione non stia scorreggiando ampiamente il cervello, ma vi assicuro che non è così! Sto veramente scrivendo di un uomo in pigiama che tocca piccoli peni che, se toccati, emettono un piccolo suono e sparano oggetti a caso nella stanza. Seguiamo le inutili vicende del lottatore messicano, intervallate dalle ben più interessanti vicende del disperato giapponese solitario rinchiuso nella stanza. Scopriamo che la stanza stessa è una sorta di "gioco", e che per scappare bisogna correlare gli oggetti per schiacciare determinati interruttori/peni e permettere al malcapitato di uscire. Per ben due ore di visione, l'avverbio "perché" vi rimbalzerà per la testa, a volte sostituito da "cosa?", eppure, come sotto l'effetto di un incantesimo o di un buono stupefacente, la crescente curiosità non vi farà staccare gli occhi dallo schermo. Le due storyline hanno un piccolo, fondamentale punto di congiunzione solo verso al fine della pellicola, ma è tutto talmente surreale che preferisco non spolerarvi niente per non rovinarvi la sorpresa e per non sembra ulteriormente pazzo. In definitiva, Symbol è una pellicola che per quanto abbia dei tempi di regia tipicamente giapponesi, quindi mediamente lenti per un leso occidentale, riesce ad accendere la curiosità dello spettatore, volendo lanciare forse il messaggio (sottolineo forse) che nella vita più o meno tutto quello che ci succede è frutto del caso.
per insulti anche non costruttivi.
www.facebook.com/larecessione
La Recessione
#larecessione

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