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Oslo, 31. August

Regia di Joachim Trier vedi scheda film

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La recensione su Oslo, 31. August

di alan smithee
8 stelle

La vita di ognuno di noi procede generalmente secondo stagioni, alcune felici e costruttive, piene di soddisfazioni e traguardi; altre al contrario fosche e tormentate come un inverno glaciale e distruttivo. Anders e' un ragazzo sulla trentina che potrebbe essere tranquillamente di nuovo uno dei due protagonisti del precedente film del regista (Reprise, inedito completamente da noi e interpretato nuovamente dal bravo ed affascinante Anders Danielsen Lie). Lo scopriamo alla fine (almeno ci auguriamo) della sua dura stagione invernale, quanto esce da una comunita' dopo un lungo periodo di disintossicazione. E' ancora giovane ma non cosi' tanto per non temere del suo destino, da non preoccuparsi di come potra' riuscire a ricostruirsi una vita, magari riprendendo il lavoro di giornalista e scrittore (pure nel film precedente l'attore interpretava un giovane scrittore in ascesa). Tornato a Oslo dopo il soggiorno nella casa di cura in campagna, Anders rivede qualche parente ed alcuni amici. Cerca di ricostruirsi una vita, ma durante un colloquio di lavoro cede al panico quando chi lo intervista gli chiede cosa ha fatto nel periodo a cui non accenna a nulla nel suo altrimenti dettagliato curriculum; lo vediamo uscire da quell'incontro nuovamente disperato, debole quasi come prima, durante il gelido inverno della sua vita. Il ritorno all'alcol, alle feste sfrenate e a frequentare di nuovo lo spacciatore di un tempo non tarderanno a manifestarsi e il 31 agosto, ovvero la fine della bella stagione, segnera' molto probabilmente anche per Anders il ritorno di un suo periodo molto difficile e drammatico.
Film denso di emozioni interiori che si leggono apertamente sul volto bello e sofferto del bravissimo intenso protagonista, che molto contribuisce alla riuscita di questa drammatica pellicola, incentrata sulla incapacita' di resistere alle pressioni e alle responsabilita' di una vita che si cerca di riacciuffare, ma che per mancanza di coraggio si lascia sprofondare nuovamente nell'abisso delle soddisfazioni piu' effimere e pericolose, quelle che ti appagano per alcuni attimi e ti rigettano nello stagno freddo e senza via d scampo da cui stavi lentamente per riemergere. Il volto disperato e in lacrime di Anders e' la personificazione di un'angoscia che mai come in questo caso ci e' sembrata palpabile ed inconsolabile, reale e tangibile, a riprova di una intensita' interpretativa davvero notevole e di rara efficacia.

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