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Alvin Superstar 3 in 3D: Si salvi chi può

Regia di Mike Mitchell vedi scheda film

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La recensione su Alvin Superstar 3 in 3D: Si salvi chi può

di supadany
4 stelle

Il pubblico continua a premiarli e così ecco arrivare il terzo capitolo per Alvin e soci che vede il timone della regia passare dalle mani di Betty Thomas a quelle di Mike Mitchell (reduce dal quarto “Shrek”).

Ovviamente il canovaccio è sempre il medesimo (d’altronde se funziona, chiamali scemi), anzi, per quanto possibile, ancor più striminzito con l’unico intento di tenere sempre in prima fila i sei minuti, e chiassosi, protagonisti.

Finalmente Dave (Jason Lee), assieme ai Chipmunks ed alle Chipettes, può godersi una bella vacanza in crociera, ma con i suoi piccoli compagni di viaggio sono più i problemi che i momenti di pace.

Tutto poi precipita quando i sei scoiattoli finiscono fuori bordo inseguiti dallo stesso Dave.

Finiranno, anche se in modi ed in punti diversi, tutti su di un’isola apparentemente deserta dove però scopriranno presto di non essere soli.

 

 

La storia assume sempre meno importanza, un po’ come nel secondo capitolo, in questo appuntamento seriale che ha come unica ambizione quella di mostrarci i sei scoiattoli parlanti, e purtroppo anche cantanti (e dal dubbio gusto), accoppiati a due a due per carattere e alle prese con una situazione diversa dal solito alla quale si arriva ovviamente in maniera più che spericolata (impossibile pensare che dei passeggeri di una nave finiscano fuori bordo in pieno giorno e nessuno faccia niente).

E sull’isola non ci si inventa poi qualcosa di particolare (a meno che questo non sia ai limiti dell’insulto col vulcano che ovviamente deve eruttare proprio in quel momento), i siparietti sono di routine, ma in fondo, quando non vengono calcati troppo i toni di Alvin, che all’inizio avrei volentieri stritolato con le mie mani, siamo poi di fronte a caratteri che conosciamo e che possono anche far ridere (qualche risata me la sono fatta, soprattutto grazie al più imbranato Theodore), ovviamente la dimensione è quella nota.

Poi su tutto vige un buonismo di fondo tipico di un’operazione puramente commerciale (d'altronde …) che soprattutto sul finale contamina tutto in lungo ed in largo, per cui alla fine l’unico aspetto di possibile interesse è dato dalla digitalizzazione delle creaturine e da qualche segmento divertente, sempre se si ha voglia di risentirsi come eravamo a dieci anni (e non di più).

Quindi si tratta del solito prodotto confezionato senza curarsi molto di tracciare una storia filante, puntando all’unico risultato sicuro, ovvero il successo (ancora una volta conseguito).

Scontato.

 

Mike Mitchell

Difficile parlare di regia in questi casi, comunque scivola via con diversi punti di bassa lega.

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