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Main Street

Regia di John Doyle vedi scheda film

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La recensione su Main Street

di lucarocks
2 stelle

La prima cosa che ci si domanda vedendo questo pessimo film è come abbiano fatto attori importanti e del calibro di Firth, Bloom e Burstyn a finire in questo obbrobrio neanche distribuito nelle sale italiane. Per una volta i nostri distributori, di solito miopi, hanno visto giusto.
La vicenda - ma è da vedere se c'è veramente una storia - si svolge in una cittadina in decadenza del sud degli Stati Uniti, precisamente nella Carolina del Nord, dove arriva dal Texas il misterioso Gus Leroy (Flirth) che prende in affitto il magazzino della vecchia Georgiana (Burstyn) a corto di denaro. Quest'ultima e la nipote (Clarkson), turbate da alcuni loschi messicani che lavorano coll'uomo, scoprono che questi si occupa dello smaltimento di rifiuti tossici ed ha anche un piano per risollevare le sorti dell'intera comunità da sottoporre al sindaco. A questa trama si intreccia il rapporto del poliziotto Parker (Bloom) con l'aspirante avvocatessa Mary (Tamblyn). Lui, pur di compicere l'amata, prende lezioni serali di diritto, lei, invece, frequenta il suo capo, che, come scoprirà in seguito, ha moglie e figli.
Il film è semplicemente pietoso da tutti i punti di vista. La regia è inesistente, così come squallide sono la fotografia e le scenografie tanto che sembra di assistere ad un inutile film per la telivisione degli anni '90. La vicenda è poca cosa, senza grande senso e per nulla interessante, si trascina stancamente fino alla fine, in cui c'è il ribaltamento della visione, che diviene negativa, sul problema dei rifiuti tossici. Per tutto il film, infatti, pare che siano assolutamente innocui e anzi fonte di ricchezza e lavoro (si azzera la dissocupazione, dice Leroy per convincere gli amministratori) per chi si offre per lo smaltimento. Un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze nefaste farà cambiare idea a tutti e pure al tenebroso texano. 
Gli incedenti accadono, sembre dire il film mostrandoci le vicessitudini dei vari personaggi, ma la vera forza sta nel resistere e nell'andare avanti, capendo chi siamo e che cosa vogliamo davvero, perché dopo la pioggia c'è sempre il sole, come dice chiaramente e banalissimamente la scena di chiusura. Sorprende, infine, che in quest'opera senza dubbio alcuno da pollice giù, due americani del profondo sud siano interpretati da attori inglesi (Firth e Bloom) che quindi sfoggiano accentacci consoni al ruolo. Comunque l'unica cosa appena sufficiente è l'interpretazione di tutto il cast.

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