Espandi menu
cerca
El sur. Il sud

Regia di Victor Erice vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ed wood

ed wood

Iscritto dal 6 dicembre 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 170
  • Post 2
  • Recensioni 1343
  • Playlist 9
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su El sur. Il sud

di ed wood
8 stelle

Erice ha fatto pochissimi film in carriera, eppure è riuscito a coniare uno stile personalissimo, inconfondibile. "Lo spirito dell'alveare" e "El sur" sono più che sufficienti a definire una poetica. Niente di rivoluzionario, niente di fondamentale ed influente per le sorti della Settima Arte. Ma anche niente di derivativo, pletorico, prevedibile. Erice propone una sorta di “intimismo magico” con cui rivisita gli anni bui del franchismo dalla prospettiva ovattata e incantata dell’infanzia. I suoi film fanno sfumare la rievocazione della quotidiana violenza di regime nel contesto in cui traumi e dissidi albergano con maggior frequenza: la famiglia. Erice adotta sempre il punto di vista della protagonista, la cui voce fuori campo (da adulta) assembla ricordi di una infanzia non priva di momenti dolci e sereni, ma anche adombrata dall’inafferrabile figura paterna. Per Estrella, il padre rappresenta una figura sfuggente, enigmatica, falsamente rassicurante. E’ una sineddoche, oniricamente filtrata, di Francisco Franco, leader paternalista (appunto) di una interminabile e paradossale dittatura (paradossale perché durata sino al 1975, in un Paese, la Spagna, che è sempre stato fra i traini storici e culturali dell’Europa). L’aspetto più sensazionale di questo film è la capacità, mutuata da vari sguardi ora felliniani ora bergmaniani ora bunueliani ma sintetizzata senza scopiazzature, di delineare luoghi e personaggi rimembrati da Estrella ammantandoli di quella patina di incertezza, mistero, stranezza tipica dell’immagine immateriale (sogni, ricordi, fantasie). Familiari e parenti di Estrella vengono ripresi frontalmente dalla mdp, sorridono, parlano…ma non comunicano. Non danno spiegazioni. E noi spettatori, al pari di Estrella, rimaniamo vittima di quell’affascinante senso di frustrazione che ci pervade al risveglio dai sogni, quando l’immagine nitida di un nostro caro ci parla, ma noi non capiamo. E così, la figura del padre, coi suoi segreti e le sue zone d’ombra, rimane un enigma (merito anche di uno straordinario Omero Antonutti). Queste zone d’ombra di un padre, di un uomo, di una nazione votata all’oscurantismo, questa luce che stenta a solcare il buio e a scaldare i cuori, questo cupo senso di isolamento sono evidenziati da accorte scelte registiche e fotografiche, come nella magistrale sequenza di Estrella “rifugiata” sotto un letto, con la madre che la esorta ad uscire e il padre su di una sedia a battere ossessivamente il bastone per terra: tre estranei inquadrati separatamente, tre diverse immagini poetiche di angoscia esistenziale, tre fiochi bagliori di luce circondati dal buio pesto. “El sur” è anche migliore di “Lo spirito dell’alveare”, poiché non ha bisogno di premeditate ellissi per restituire il non-senso di una recherche.  La grazia figurativa, il passo contemplativo, la perizia nel comporre inquadrature “oniriche”, l’idealizzazione e il dolore sommesso del ricordo sono gli stessi di un altro importante e misconosciuto autore degli anni 80, maestro anch’egli del “cinema del ricordo”: il Terence Davies di “Voci lontane, sempre presenti” e “Il lungo giorno finisce”. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati