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The Ugly Swans

Regia di Konstantin Lopushansky vedi scheda film

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La recensione su The Ugly Swans

di Atreides
10 stelle

"...Il senso terribilmente reale della nostra esistenza non nel mondo, ma da qualche parte tra i mondi, non è nella delimitata realtà, ma è nello spostamento e formazione, non è nell'assestamento casalingo, ma è nell'insensato pellegrinaggio...è stato possibile solo rovesciare il velo di Maya e osservare tutto dalla parte opposta, non da quella parte che ti culla e ti dona un senso di calma, ma dalla parte del Niente, che rivela la nostra presenza vitale come un avanzamento del Niente" 

 

Basta citare non solo questo, ma anche quasi un qualsiasi altro passaggio per descrivere The Ugly Swans come un film denso, densissimo, visionario e incredibilmente meditativo. Non a caso il soggetto è fornito dagli stessi autori di Picnic sul ciglio della strada ovvero la base per Stalker di Andrej Tarkovskij, film e regista con con cui l'opera di Lopushansky condivide non poche anologie. All'azione, al gore, ai colpi di scena viene preferita l'atmosfera, la suggestione, la visionarietà ed un' intensa trattazione dei concetti di nulla e assurdo sulla scia delle migliori opere di filosofia esistenzialista.

 

Una città semi-fantasma della Russia asiatica è al centro di una misteriosa anomalia climatica, una pioggia incessante che ha allagato strade ed edifici. La popolazione è costituita dai membri della Commisione Internazionale istituita dall'ONU per occuparsi della città, dai giovani studenti di una scuola per supergeni e dagli idrofili. Non si sa chi siano gli idrofili, sono una misteriosa mutazione genetica su cui girano varie teorie, non si sa se siano ancora essere umani, fanno paura. Sono loro che hanno radunato questi bambini super dotati in città, essi rappresentano un campione di una nuova umanità, coloro che dovranno essere portatori di un radicale mutamento intelletuale e spirituale. Sono gli stessi bambini a dirlo: l'umanità si trova ad un bivio, da un lato l'abbruttimento ultimo, l'autodistruzione, l'annientamento di ogni valore e coscienza di sè, dall'altro una rivoluzione intelletuale e spirituale tanto radicale che quello che ne uscirà non sarà nemmeno più definibile umano. 

 

L'esistenza di questa città però sta giungendo al termine, è scoppiata una sorta di guerra tra due mondi separati da una barriera invalicabile, le autorità preparano un attacco chimico che trasformerà la zona in un deserto tossico. La paura degli idrofili ha portato a questa decisione, come viene detto più volte da diversi personaggi: o loro o noi. Gli uomini credono che gli idrofili abbiano dichiarato guerra all'umanità, che abbiano intenzione di soppiantare la specie dominante sul pianeta, fanno diventare i bambini freddi e calcolatori, vanno annientati. Gli idrofili pare siano impassibili di fronte al loro destino.

Una situazione apocalittica che viene vista attraverso gli occhi di uno scrittore famoso, russo ma residente negli USA, tornato in patria per portare via sua figlia da quello che sta per diventare un inferno.

Victor Banev è l'unico esponente della vecchia umanità preso in considerazione dai questi bambini che si potrebbero considerare neo-nichilisti, i quali sembrano i futuri artefici della transvalutazione di tutti i valori auspicata da Nietzsche, lo scrittore è quasi un Socrate moderno per il quale l'uomo intelligente e colui che conosce i propri limiti, che individua la propria essenza nella propria imperfezione e la cui massima aspirazione è trasformare il disgustoso in mirabile e non disgregarlo e rimpiazzarlo. Victor Banev è nel mezzo, al suo personaggio è affidata la dimostrazione che sia vecchia che nuova umanità peccano di arroganza. Non viene chiarito però se è possibile un sincretismo di antico e futuro, se l'umanita per salvarsi dall'autodistruzione dovrà riscriversi o se qualcosa è salvabile.

 

Vecchia e nuova umanità, spinta innovatrice e paura del diverso, il contrasto tra i mondi ci è anche offerto dal comparto visivo, la magnifica fotografia passa con disinvoltura da esplosioni di colori caldi (la prima inquadratura del film è una foresta polacca in fiamme vista dal finestrino di un treno)a toni freddi. Gli ambienti aperti sono permeati da bagliori rossastri in contrasto con l'estrema umidità portata dalla pioggia perenne, mentre gli interni sono illuminati da una gelida scala di blu.

 

The Ugly Swans è pura poetica della fine. Una sinfonia di morte e rinascita socio-culturale. Un Samsara cinematografico.

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