Regia di Pasquale Scimeca vedi scheda film
Il voto così alto è dovuto essenzialmente al fatto che Scimeca sa il fatto suo: davvero belle le scene, le luci, le atmosfere di questo Malavoglia. Che però è film insipido all'ennesima potenza, che si arroga il diritto di rivisitare Verga - ambizione o presunzione? è solo il risultato a stabilirlo - e trasporlo ai giorni nostri dimenticando però di portare con sè in tale trasposizione lo spirito, la morale di fondo del romanzo ottocentesco. Se quello era parte integrante del cosiddetto 'ciclo dei vinti', questa sceneggiatura (di Scimeca stesso, che nei titoli di coda vanta una collaborazione, non si sa di quale e quanta fattura, da parte di nientemeno che Tonino Guerra!) ben poco ha a che fare con il tema della sconfitta, anzi si conclude con il trionfo in un certo senso demenziale del protagonista (critica ai tempi nostri, certo, ma è una critica fumettistica, all'acqua di rose, senza puntare il dito contro alcun responsabile). E, sempre a proposito del protagonista, si ricordi l'importanza della narrazione corale nel romanzo di Verga: qui invece è chiaro fin da subito che sarà il giovane 'Ntoni il personaggio attorno a cui tutta la storia verterà. Insomma, questo Malavoglia (film) è un omaggio molto, molto, molto vagamente ispirato ai Malavoglia (libro), sicuramente più lontano dal significato di fondo del romanzo del viscontiano La terra trema (1948), che pure si rifaceva a Verga in maniera un po' confusionaria e soggettiva. Detto ciò, va ribadita la discreta statura di Scimeca regista, che già qualche anno prima di questo film aveva girato un altro lavoro ispirato allo scrittore conterraneo, Rosso Malpelo (2007). Ma purtroppo le falle principali dell'opera risiedono in fase di scrittura: addirittura sconsiderato è il finale, che banalizza una storia di passione, di amore, di orgoglio che avrebbe certo meritato miglior esito. Malavoglia è stato portato a Venezia e a Toronto, ha ricevuto 4 nominations ai Nastri (regia, sceneggiatura, sonoro, fotografia - quest'ultima del bravo Duccio Cimatti), senza portare a casa nulla. 5/10.
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