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The Shock Labyrinth. Extreme 3D

Regia di Takashi Shimizu vedi scheda film

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La recensione su The Shock Labyrinth. Extreme 3D

di FilmTv Rivista
8 stelle

Ancora labirinti, scale e ragazze spettrali per Takashi Shimizu, già calatosi in un dedalo sotterraneo in Marebito e autore della catena di omicidi in interno di Ju-on/The Grudge dove il fantasma infesta una casa, salendo o scendendo la scalinata con passi inesorabili. Questa volta il regista giapponese racconta di un gruppo di bambini, che vive una brutta esperienza nell’attrazione abbandonata di un luna park. Si tratta in realtà del celebre ospedale infestato del parco divertimenti Fuji-Q, nel film però in disuso da anni in seguito a un reale fatto di sangue e, proprio per questo, ancora più spaventosa. Tra i corridoi del vasto edificio, “allungati” fino alla vertigine dalla profondità del 3D, la piccola Yuki è vittima di un incidente e viene data per morta. Riappare però una decina di anni dopo, quando i protagonisti, ora cresciuti, si ritrovano tutti nella stessa cittadina in seguito al ritorno a casa di Ken. Se Yuki sia un fantasma, un’allucinazione o una vera sopravvissuta e cosa sia successo davvero dieci anni prima, nel momento catartico rappresentato dalla caduta di un bianco coniglietto peluche, è il mistero al centro di Shock Labyrinth e, pur senza svelare il finale, vi anticipiamo che resterà aperto e potrete discuterne a lungo. Shimizu infatti riprende l’anomala costruzione temporale dei suoi Ju-on/The Grudge e si sposta tra passato e presente, o forse tra presente e futuro, in una struttura per l’appunto labirintica, in grado di confondere e turbare anche lo spettatore più attento. Sia l’asse spaziale sia quello temporale della realtà si attorcigliano in un groviglio inestricabile, magari pretestuoso ma sostenuto da una ricerca formale molto curata, che non lascia inquadrature al caso e lavora di suggestioni avvalendosi del 3D per giochi prospettici e claustrofobici. Il supporto della computer graphic, purtroppo, non è sempre all’altezza delle ambizioni, ma Shimizu riesce comunque a firmare un horror stereoscopico ben più interessante di quelli visti finora in Occidente.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 7 del 2011

Autore: Andrea Fornasiero

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