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La pecora nera

Regia di Ascanio Celestini vedi scheda film

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La recensione su La pecora nera

di cheftony
8 stelle

"Dove abito io finiscono tutti al manicomio: qualcuno ci lavora, qualcun altro ce lo rinchiudono. Io ci venivo da ragazzino a trovare mia madre o con mia nonna che portava le uova ai poveri matti. E alle suore, e ai dottori..."

Nicola (Ascanio Celestini) è "ospite" da quasi tutta la vita di un manicomio o condominio di santi, come preferisce chiamarlo lui. Insieme all'amico, anche lui di nome Nicola (Giorgio Tirabassi), trova uno svago nell'andare a fare la spesa con la suora al supermercato, dove lavora al banchetto che offre il caffè l'amica d'infanzia Marinella (Maya Sansa), di cui è a modo suo innamorato. Da bambino Nicola aveva problemi a scuola, problemi a relazionarsi, problemi con una famiglia disgraziata: madre malata di mente e morta presto, nonna occupata quasi solo nel raccogliere le uova delle sue galline, padre severo e insensibile, due fratelli adulti puttanieri e pecorai che lo prendono in giro. La sua vita da pecora nera va avanti dentro l'istituto psichiatrico, un luogo che, assodato che non cura un bel niente, continua a credere un posto popolato da santi, ordine e solitudine.

La pecora nera vede Celestini, artista poliedrico dedito principalmente al teatro, in veste di protagonista, regista e sceneggiatore ed è un film di inaspettata tristezza; butta lo sguardo sulla condizione dell'uomo nei manicomi, che a onor del vero oggi non esistono più, ma fa un ritratto comunque lucido di un pover'uomo che, nato nei favolosi anni '60, si ritrova in un piccolo ghetto senza percepire la propria differenza dal mondo dei "normali": solo perché ha sempre fantasticato sui marziani? Perché è capace di interagire solo col proprio alter ego? Perché sussurra di continuo filastrocche e piccole convinzioni personali? Eppure i normali non sembrano così diversi dai matti: basti l'esempio della vecchia suora, incontenibile produttrice di scoregge e in grado di lasciare per un po' l'istituto in balia del nulla per andare a far visita al cadavere di papa Wojtyla e farne la foto col cellulare. Anche gli inserti comici, ne La pecora nera, hanno i loro risvolti agrodolci.
Un film delicato, sia umile che ambizioso, con buoni interpreti e un Ascanio Celestini tuttofare, il quale, con la sua bizzarra barbetta e la sua simpatica logorrea, ci porta dentro il suo personaggio mai capito del tutto nemmeno a film concluso, dentro al suo mondo, lontano dalla libertà esattamente cento cancelli. Ma il matto, come nella vecchia barzelletta, si ferma quando c'è da scavalcare l'ultimo cancello per tornare indietro...

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