Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Una ragazza, dopo tanto lavoro e sacrifici, ottiene l’ambito ruolo di protagonista nel Lago dei cigni.
Darren Aronofsky ci aveva abituato a processi fisici, più che mentali, nel progredire della trama (vedi Requiem for a dream), questo film sicuramente non fa eccezione. La differenza reale tra Il cigno nero ed tutta la precedente produzione sta nella maniacale ricerca di perfezione, non solo nella storia o nella tecnica, ma nell’insieme di tutto. Ambientazione sontuosa all’interno del quale si svolge il dramma di una ragazza che per il suo scopo ha dato tutto e che, anche ottenuto ciò tanto bramato, ancora non sembra abbastanza, mai è abbastanza. Poi c’è il lato più amato dal regista, il tema del corpo, un corpo in deterioramento, un corpo che riflette uno stato mentale altrimenti insondabile dalla schiva e frigida protagonista. Questo però dev’essere un film importante, niente lascia respiro nell’angoscia che fin da subito attanaglia; sotterfugi dall’orrore, inquietanti più che veramente spaventosi come inquietante è la favola raccontata. Chi è veramente il nemico della poveretta? Un vortice di mistero assorbirà Nina prosciugandola fino a capire che forse, ciò da cui veramente bisognava difendersi era lei stessa. Alla fine comunque tutto andrà per il verso giusto (più o meno), e in qualche modo Nina imparerà a difendersi da sé stessa riuscendo ad ottenere l’applauso del pubblico, a caro prezzo però.
Oscar a Natalie Portman, godetevi l’interpretazione da ragazza intrappolata in perenne fase preadolescenziale, dolce, triste, struggente, crudele.
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