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Universal Soldier. Regeneration

Regia di John Hyams vedi scheda film

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La recensione su Universal Soldier. Regeneration

di giurista81
4 stelle

Action Movie sulla scia dei war movie alla Chuck Norris degli anni '80 (Delta Force su tutti), ricordati ai tempi nostri dalla serie I Mercenari. Il terzo capitolo della saga Universal Soldier, avviata dall'infatuato di effetti speciali Roland Emmerich nel 1992, arriva qua al suo terzo episodio e, sotto molti versanti, anticipa quanto vedremo con la trilogia di Stallone sopramenzionata.

Alla regia c'è il figlio d'arte John Hyams, erede del più famoso Peter Hyams (regista di sci-fi di un certo valore, quali Atmosfera Zero, Capricorn One, 2010 - L'Anno del Contatto, Timecop, Relic, ma poi regredito in prodotti sempre più di nicchia), che scommette tutto sull'azione, avvalendosi della fredda fotografia del padre (marcato utilizzo di filtri azzurri per incupire le scene diurne), che collabora in tale veste al film. Il copione, del debuttante Victor Ostrovsky (al suo unico film), è tendente all'inesistente. Un gruppo di separatisti rapisce i figli del primo ministro di una delle ex Repubbliche Socialiste Sovietiche e si insedia, insieme alle sue truppe e a uno scienziato occidentale al suo soldo, nella centrale nucleare di Chernobyl, minacciando di farla saltare in aria se non verranno ascoltate le richieste presentate a mezzo stampa (la liberazione di alcuni reclusi e la proclamazione dell'indipendenza di una nuova repubblica). Il terrorista dispone, in particolare, di un soldato, un Unisol di nuova generazione (interpretazione alla Terminator offerta dal marzialista MMA bielorusso Andrej Arlouski), che sembra resistere a tutti i colpi di arma da fuoco che gli vengono scaricati contro.

L'occidente avrà così 72 ore di tempo per liberare i due ostaggi ed evitare la catastrofe nucleare. Prende così campo un primo blitz, condotto da quattro Unisol di vecchia generazione e, a seguito del fallimento degli stessi, alla riprogrammazione di Jean Claude Van Damme, nel frattempo finito al centro di un programma per il reinserimento sociale, finalizzata al suo ritorno sul campo di battaglia.

Pur totalmente privo di ironia, Universal Soldier. Regeneration pesca da Demolition Man l'idea dei soldati ibernati da riesumare, qua in versione automa (con tanto di programmatore che ne testa l'equilibrio mentale e provvede a praticare iniezioni dopanti), all'occorrenza per andare in missione.

Buona la regia (grandissimo prologo con un inseguimento con auto), discreto montaggio, ma storia abusatissima che finirà saccheggiata, in buona parte, anche dallo z-movie Mercenarie (2014). Van Damme (nel ruolo di un apatico che ha improvvisi scatti di ira, sebbene cerchi di dominarli) entra in azione nel secondo tempo, facendo un carico esponenziale di morti prima con il mitragliatore, poi con una pistola che spara colpi a raffica, quindi col coltello e infine a mani nude (non mancano i combattimenti marziali, con Taylor che dispone di provetti marzialisti così da evitare la lunga serie di inquadrature per coprire le carenze coreografiche). Dolph Lundgren ha un ruolo marginale, persino inutile, che ricorda vagamente i dubbi amletici di alcuni mutanti di Blade Runner.

Piuttosto alta la componente di violenza. Pugni scagliati in faccia a soggetti inerti e riversi al suolo, coltellate con sangue che sprizza in aria, volti tempestati da ferite lacero contuse. Vietato ai minori di anni 14. Intrattenimento senza costrutto intellettuale. 

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