Regia di Karan Johar vedi scheda film
Cresciuto seguendo l'insegnamento materno secondo il quale nel mondo l'unica vera distinzione tra gli uomini è quella tra buoni e cattivi, Rizwan Khan - afflitto da una forma lieve di autismo nota come sindrome di Asperger - promette a sua madre che riuscirà a vivere un'esistenza felice. I suoi intenti sembrano realizzarsi quando, lasciata l'India per S.Fancisco, incontra Mandira (Kajol), giovane madre con figlio al seguito. Alla morte violenta di quest'ultimo, avvenuta all'indomani dell'11 settembre a causa del montare dell'intolleranza etno-religiosa, la donna ingiunge a Khan: "vai a dire al Presidente degli Stati Uniti 'io sono Khan e non sono un terrorista'. Lui la prende in parola, girando per tutto il Paese in attesa di incontrare il presidente.
Chi ha una minima familiarità con i prodotti dell'industria cinematografica più prolifica del mondo non avrà difficoltà a rintracciare nel film diretto da Karan Johar tutti gli stilemi del cinema di Bollywood: colori sgargianti, stile narrativo da fotoromanzo, musiche a go go. Mancano soltanto i balletti e ci sarebbe stato tutto. Il film, che è una via di mezzo tra Forrest Gump e Rain man, si lascia comunque vedere: non gli difettano ritmo e ironia (il protagonista prima di copulare legge il "Manuale del sesso per i negati"), alcune trovate sono notevoli (con Khan che, sapendo riparare quasi tutto, inventa una bicicletta per pompare via l'acqua) ma l'insieme, a partire dalle riflessioni sulla discriminazione religiosa e sull'intolleranza diffusa dopo l'11 settembre, rasenta costantemente banalità e qualunquismo e a poco serve la notevole performance di Shahrukh Khan, l'attore indiano più noto.
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