Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Mettere in scena la noia, l'abulicità, l'ignavia, la solitudine, l'infelicità. Ebbene sì, Sofia Coppola riesce pienamente nell' intento eppure la storia del suo Johnny Marco non interessa granché e non appassiona. L'elementare percorso di quest'attore sulla cresta dell'onda che passa le giornate fra lap dance private, partite a guitar hero e giri in Ferrari non ci appartiene. Forse ci irrita. Ovvio che a scaldargli il cuore possa essere solo la figlia tanto trascurata ma c'era bisogno di farci un (altro) film? E soprattutto, c'era bisogno di premiarlo con il Leone d'oro? Quasi sicuramente no anche se il film della Coppola contiene comunque passaggi che rimangono impresso ed opta per alcune scelte stilistiche interessanti come il larghissimo uso di camera fissa o la presenza di musiche essenzialmente diegetiche in uscita da stereo, console, I-Pod e così via (suggestiva la versione riarrangiata e subacquea di You only live once degli Strokes). Immancabile la caduta di stile in trasferta italiana ma questo sembra essere diventato un must per molti cineasti esteri, una tristissima condanna che forse non meritiamo del tutto ma certo è che la Marini ai Telegatti è uno dei punti più bassi che si potessero immortalare. "Somewhere", purtroppo, non funziona mai del tutto. Qualche lampo di luce fra un tempo dilatato e l'altro e poi il nulla. Sicuramente sono presenti elementi autobiografici, Sofia Coppola è ben nota figlia d'arte per cui l'immedesimazione con la tenera Elle Fanning/Cleo è intuibile ma ciò nonostante l'empatia latita ed il distacco impera. Una scelta voluta forse ma non per questo pienamente funzionale allo scopo della pellicola. Dorff, da parte sua, archivia quella che probabilmente è l'interpretazione più importante della sua carriera rifacendo semplicemente se stesso o più probabilmente facendo quello che sarebbe voluto essere. Conseguire il massimo risultato con il minimo degli sforzi, criterio che può essere tranquillamente esteso anche al resto del film.
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