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Tokyo Gore Police

Regia di Yoshihiro Nishimura vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Tokyo Gore Police

di AndreaVenuti
8 stelle

Tokyo Gore Police è un film giapponese del 2008; scritto, diretto e montato da Yoshihiro Nishimura.

L'opera al Fant Asia Film festival del 2008 di Montreal si è aggiudicata il miglior film, mentre in italia è stato presentato al Future Film Festival (2009) di Bologna.

 

Sinossi: In una Tokyo futurista non troppo distante dalla realtà attuale, la polizia si è trasfrormata in un organo privato con evidenti derive totalitarie, contemporaneamente è comparso un misterioso virus che trasforma le persone in mutanti assetati di sangue, i quali sono in grado di sostituire i loro arti mancanti con devastanti armi: tali creature sono state denominate engineer.

La giovane Ruka (Eihi Shina) è la più esperta e letale cacciatirce di queste creature e lavora per la polizia, tuttavia...

locandina

Tokyo Gore Police (2008): locandina

Dopo l'ottimo succeso locale di The Machine girl (2008) diretto da Noboru Iguchi, la casa di produzione Ferver Dreams contattò Nishimura (celeberrimo per aver curato gli effetti speciali di molti film di Sono Sion) proponendogli di dirigere un film "simile"; il regista accettò, rielaborando per l'occasione un suo vecchio lavoro indipendente, tale Anatomia Extinction.

Tokyo Gore Police fin dai primi minuti non nasconde la sua vera natura, ossia essere uno splater movie tremendamente violento ed estremo, dove sangue e arti mozzati per lunghi tratti sono gli assoluti protagonisti, tuttavia Nishimura pur realizzando un "classico" b-movie di genere è riuscito ad impreziosirlo con una serie di squisitezze stilitsiche e contenutistiche.

 

Partiamo subito dall'incipit del film, una vera e propria summa di tutto ciò che poi vedremo nel corso dell'opera; Tokyo Gore Police si apre con una voice-over di una bambina che ci illlustra il lavoro del padre, un poliziotto modello. La sequenza è messa in scena con un ironico effetto patinato chiamando in causa un certo universo manga/anime con le sue pose plastiche, ed il tutto è bruscamente interrotto dall'inserimento di un brutale effetto splatter.

Subito dopo si cambia completamente scenario e la Tokyo idilliaca e ultra pop è sostituita da una megalopoli decadente e spersonificata, dove un criminale si è asseragliato in un grattacielo con un ostaggio; la polizia interviene con l'aiuto di Ruka la quale sconfiggerà l'uomo dopo un combattimento truculento mostratoci senza parsimonia di dettagli con un incredibile pioggia di sangue, fitta e copiosa da imbrattare l'obiettivo della macchina da presa.

 

Nishimura più volte ricorrerà a stili registici variegati e diametralmente opposti. Nei combattimenti prevale la macchina a mano in grado di immergere lo spettatore nella scena; tecnica molte volte affiancata dal fast-motion, in particolare modo quando assistiamo alle mutazioni del corpo (sequenze che richiamano un certo cinema di Shin'ya Tsukamoto) mentre quando l'eroina non sguaina la sua katana, il regista opta per un inaspettato lirismo in grado di comunicare l'apatia e la sofferenza della giovane attraverso campi lunghi, duch angle, lente carrellate ed un uso sperimentale dello slow-motion atto sia a creare tensione sia a soffermarsi su particolari completamente surreali.

 

Nishimura inoltre non ci risparmia una velata ma efficace critica sociale, evidenziando alcuni aspetti distorti del Giappone moderno come l'attegiamento di alcuni depravati che importunano giovani ragazze sui mezzi pubblici (ricordo che in Giappone sono state introdotte delle vetture per sole donne, atte ad evitare simili disagi).

Il regista inoltre ci mostra una certa sessualità perversa ed estrema (tematica cara anche a Takashi Miike) ma non poi così distante dalla realtà, pensiamo ai distributori che vendono mutandine "usate", aspetto ormai accettato dalla società; la stessa società che nei film hard censura i genitali maschili, aspetto parodiato da Nishimura.

Sul versante critico inoltre impossibile non evidenziare la riflessione dell'autore sulla pericolosità della privatizzazione di organi pubblici.

 

Un altro aspetto alquanto innovativo è rappresentato da una serie di false pubblicità che interrompono la narrazione; sequenze girate da Noboru Iguchi e Yadai Yamaguchi, atte pure queste a criticare alcuni aspetti sociali, ma messe in scena con estremo senso ironico e grottesco. Ad esempio si parla dell'alto tasso di suicidi, indotti dal troppo lavoro (aspetto ad esempio  già evidenziato da Juzo Itami in una breve sequenza di Tampopo //www.filmtv.it/film/20920/tampopo/recensioni/957243/#rfr:user-68566) fino ad arrivare alla desensibilizzazione nei confronti della violenza soprattutto nei più giovani.

Parlando di originalità, è doveroso evidenziare anche l'aspetto dei poliziotti che indossano una divisa di evidente ispirazione samuraica con la classica katana, accompagata da letali mitragliatrici (nel corso del film il regista più volte ricorrerrà all'accostamento tra modernità ed antichità).

 

Anche la sceneggiatura, per quanto sia predominante l'elemento splatter, presenta una certa peculiarità contraddistinta da una buona gestione della suspense: chi sono realmente gli engineer, perchè agiscono in questo modo, ma sono davvero loro i nemici?.

Aspetto che tuttavia si perde malamente nel finale (unica vera pecca del film), troppo lungo dove l'eccesiva violenza ormai non risulta più interessante, privata inoltre di ogni parvenza sociale.

 

Tokyo Gore Police è un super cult del genere che dimostra ancora una volta come qualsiasi film se diretto da gente talentuosa può stupire e presentare sempre delle peculiarità.

Da vedere.

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