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La Principessa e il Ranocchio

Regia di Ron Clements, John Musker vedi scheda film

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La recensione su La Principessa e il Ranocchio

di mc 5
10 stelle

Che diavolo vuoi scrivere dopo aver visto una simile meraviglia? E' impossibile trovare le parole adatte, questo è un film che va visto, goduto e basta. Ma qualcosa bisogna pur scriverla, che valga almeno come tributo ad un capolavoro (che peraltro io ho già visto due volte). Il fatto è che la pellicola è talmente RICCA di suggestioni che non ne sei mai appagato abbastanza. Del ritorno della Disney alla vecchia tecnica d'animazione classica "a mano" si è già ampiamente scritto sui giornali, e non c'è molto da commentare, se non che si è rivelata una scelta vincente. Per gli "anzianotti" come il sottoscritto è stato un pò come tornare bambino, a quei sapori e a quelle suggestioni che hanno contribuito a formare il gusto collettivo di noi fruitori di cinema d'animazione. E qui ci sarebbe un lungo discorso da fare, che magari affronterò in una prossima occasione, e cioè su come il cinema dei cartoons si è evoluto sia in rapporto alla tecnica (con un 3d il cui processo, in continua trasformazione, ha rivoluzionato tutto il settore) ma anche in rapporto al "gusto", tema quest'ultimo non abbastanza approfondito. Il mio pensiero è che il pubblico dei bambini, se da una parte si è ovviamente adeguato con crescente entusiasmo ai prodigi della tecnica, dall'altra esso si è orientato verso un calo del buon gusto medio. E' un discorso forse troppo delicato e complesso perchè io riesca a farmi capire. Quello che intendo è che i bambini, sempre molto ricettivi nei confronti dei progressi tecnologici e sempre più esigenti in questo senso (peraltro stimolati dalla frequentazione di sempre più sofisticati videogames), temo però si siano attestati su posizioni di aspettativa più bassa rispetto a sceneggiatura e spessore psicologico (nonchè definizione estetica) dei personaggi. Se volete, posso fare un paio di esempi recenti, tirando in ballo "Piovono polpette" (che non mi ha entusiasmato) oppure "Planet 51" (che ho trovato per lo meno divertente perchè supportato da un accattivante retrogusto decisamente vintage). Ecco, io che mi sono formato alla scuola dei classici Disney, resto sempre un pò perplesso di fronte a questi nuovi standard "pupazzeschi", ma a questo punto meglio che mi fermi, anche perchè la figura del vecchio babbione brontolone ce l'ho fatta già abbastanza. Del resto, se il film che vado a recensire sta riempiendo le sale di bambini (e adulti) entusiasti, qualcosa vorrà pur dire. Sul film in sè, come affermavo all'inizio, non c'è molto da dire: raccontare con le parole un tale Grande Spettacolo è impresa impossibile. Bisogna solo, in sala, aprire bene gli occhi e lasciarsi inebriare, inondare, quasi stordire, da cotanta abbondanza visiva e luminosa bellezza. E' come essere investiti, per un'ora e mezza, da un uragano di sensazioni una più vivida e più palpitante dell'altra. E alla fine, quando questo vortice d'emozioni s'è allontanato e le luci si sono riaccese in sala, beh, ti senti proprio bene, così soddisfatto che avresti quasi voglia di abbracciare, uno per uno, tutti quei volti sorridenti che ti circondano. E allora ti ritrovi anche magari a fare un pò di conti, realizzando di aver vissuto un'esperienza che racchiude: divertimento popolare, grandissimo cinema, zero volgarità, tecnica d'animazione perfetta, musiche da Oscar....insomma, cosa vuoi di più??!  A proposito di musiche...va sottolineato (con urgente evidenza) che queste sono affidate ad un eccelso Maestro del jazz e del pop più raffinati, un genio senza "se" e senza "ma", l'immenso Randy Newman. Randy ha già composto colonne sonore per svariati lavori a lui commissionati da Disney/Pixar, ma stavolta da registrare ci sono un fattore, e uno stimolo, in più. Il film è infatti ambientato in una città come New Orleans che di musica (jazz e non solo) è impregnata. E dunque tutta l'opera è praticamente un inno alla musica, in cui Newman istilla tutta la sua potente creatività di musicista raffinatissimo. Con un unico dolente rammarico: nell'edizione italiana tutte le canzoni sono doppiate nella nostra lingua; se da una parte era impensabile fare uscire in sala un film "natalizio" con tutte le "songs" proposte in lingua originale, è però tuttavia evidente, adottando questa soluzione, quanto vada perso dell'impronta creativa originale firmata da Randy Newman. Peccato. E' comunque bello farsi travolgere da questo ciclone di jazz in tutte le sue derivazioni, compreso un sottogenere che adoro anche se pochissimo diffuso dalle nostre parti, e che si chiama "zydeco", caratterizzato da scatenati assolo di fisarmonica (strumento che mi fa impazzire). Proprio la settimana scorsa leggevo su "Repubblica" una lunga intervista a John Lasseter, che di questo film è produttore esecutivo e che, (scusate se è poco), all'interno della Disney, sta pian piano rivestendo quel ruolo che prima apparteneva allo stesso Walt Disney. Lasseter, in quell'intervista, ribadiva un concetto più volte già espresso. Cioè che in un'epoca in cui i bambini sono già sgamatissimi dai videogiochi e dunque chi produce animazione è costretto a puntare sempre più sull'effetto "stupore", vale a dire cercare qualcosa che ancora li faccia sobbalzare sulla poltrona, beh, in questo contesto, le priorità della Pixar/Disney sono altre: a) qualità della storia  b) caratterizzazione dei personaggi. E per concludere, credo si renda necessaria una riflessione su quello che attualmente è il ruolo della Disney inquadrato nel contesto del Cinema contemporaneo. Se noi pensiamo a ciò che la Disney oggi rappresenta (anche attraverso la sua consociata Pixar), con particolare riferimento alla impressionante differenziazione delle sue proposte, non possiamo fare a meno di riconoscere che il ruolo che essa riveste in ambito di Grande Cinema è senza dubbio di carattere primario. Sì, oggi la Disney/Pixar è davvero Grande Cinema. E non solo. E' cinema del migliore, del più avanzato tecnologicamente, all'avanguardia (creativa e spettacolare). A testimoniarlo c'è un catalogo che fa impressione. Il racconto in chiave gotico/dark di "A Christmas Carol". La raggelante meraviglia visiva di "Alice in Wonderland" che presto approderà nelle sale con la firma di Tim Burton. Un nuovo "classico dei classici" come, appunto, "La principessa e il ranocchio". E poi un'infilata di moderni capolavori che portano i nomi di "Up", "Ratatouille", "Wall-E"...fino al prossimo atteso terzo capitolo del sottovalutato "Toy Story". Tutte proposte diversissime in quanto a stile e contenuti, ma tutte robe da lustrarsi gli occhi. Concludendo. Natale o Pasqua, non importa: non perdetevi questo film. E innamoratevi dei suoi personaggi, alcuni davvero travolgenti e irresistibili, caratterizzati dagli sceneggiatori in modo talmente accurato, acuto e profondo da suscitare emozione. Faccio solo due esempi: il ribaldo dottor Facilier con le sue sinistre ombre notturne o la splendida (indimenticabile!) Mama Odie, vecchissima cieca che si occupa di riti Voodoo. Quando si dice "un classico senza tempo".
Voto: 10

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