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Giulia non esce la sera

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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La recensione su Giulia non esce la sera

di LorCio
7 stelle

“Ho cominciato scrivendo un diario. Mi ero innamorato di una ragazza. Scriverle era l’unico modo per starle vicino. Le scrivevo ‘Mi manchi’, ‘Mi piacciono i tuoi capelli’, ‘Mi piace il tuo sorriso’. Poi un giorno ho scritto un libro, è andato bene e me ne hanno fatto fare un altro”.

 

Prima di tutto, Giulia non esce la sera (titolo bellissimo, raro, come molti titoli del cinema di Giuseppe Piccioni) è una riflessione sul mestiere dello scrittore. Guido Montani è uno scrittore puro: un uomo che ha trovato nello scrivere una forma di evasione, immergendosi in viaggi creativi in cui la realtà si mescola con la finzione romanzesca. In altri tempi si sarebbe detto che Guido si fa le pippe mentali, e probabilmente è vero. Però lancia una pietra pesante come un macigno: a che serve il mestiere dello scrittore? A chi importa che io scriva se non trovo neppure a pagarlo uno che ha terminato la lettura del mio romanzo? Essendo scrittore, Guido è soggetto a due contraddittorie compulsioni: un innato egocentrismo estremamente nascosto (ogni scrittore abbandona nelle sue opere qualcosa di sé, e di conseguenza è ovviamente un egocentrico mascherato) e una spudorata reticenza nel manifestare le proprie emozioni (ovvio: essendo un razionale Guido preferisce dimostrarsi freddo e distante piuttosto che in armonia con quel che gli accade). Probabilmente è un incoerente che si è dovuto piegare alle circostanze fortunate della vita, probabilmente manco gliene frega niente: ha una bella casa, una bella moglie, una bella figlia, un bel lavoro, un bel successo. Si è perso in una raccolta di racconti popolata da personaggi bizzarri, come il tizio che compra ombrelli per vedere l’ombrellaia o il prete che viene sedotto dall’idea del sesso.

 

Quando conosce Giulia trova l’occasione di evadere ancora una volta, e stavolta anche fisicamente: messosi in testa di imparare a nuotare, Guido si immerge nelle acque della piscina per cercare la possibilità di una vita assieme alla misteriosa istruttrice di nuoto Giulia, che non esce la sera e non racconta niente di sé. Giulia, col suo passato funesto e il suo comportamento nervoso (e non nevrotico), sembra uscita da un romanzo di Guido, magari da quell’autobus che finisce in un burrone nel finale del romanzo candidato al Premio tanto evocato dall’editrice Attilia (Premio dato per sicuro e che alla fine non vince, forse che neppure si meritava di vincere). C’è una frase che racconta meglio di qualunque altra il rapporto che nasce tra Guido e Giulia: “Io non sono un grande nuotatore, forse non lo sarò mai. Però, te l'ho detto, io a galla ci so stare. Non ci vado giù; mi aggrappo a qualsiasi cosa, come fanno tutti. Tutti si aggrappano a qualcosa. Appoggiati a me; non ce la fai a portarmi giù”. Giulia è il farmaco contro l’insofferenza di Giulio al mondo che lo circonda, è la via di fuga, è l’apnea senza volontaria fine.

 

Film fisico (l’acqua come leitmotiv: la piscina, il mare, la pioggia) che nuota sottovoce e con irrequieta calma, Giulia non esce la sera (in origine Il premio) è l’imperfetta storia d’amore sulla possibilità di una vita diversa. Piccioni si muove con eleganza su due registri complementari: da una parte il piccolo dramma sarcastico dell’inquieto ed annoiato intellettuale borghese Guido (con l’apice raggiunto dalla citazione quasi o’neiliana di uno Strano interludio in versione premioletteraria) e dall’altra c’è il mèlo gelido e disperatamente silenzioso in cui si incrociano le strade di Giulia e Guido. Se probabilmente il primo filone è più rodato e oserei dire semplice, è il secondo a stupire piacevolmente per la bravura con cui riesce a rappresentare le cose non dette, le mezze voci e i sussulti del cuore.

 

Film sulla lontananza delle anime e sulla fuggevolezza dell’attimo, sulla ricerca della verità dei sentimenti e sulla paura della voglia di cambiare. Gran duetto d’archi tra l’intenso Valerio Mastandrea e la febbrile Valeria Golino (in una delle prove migliori della sua carriera), con supporti pregiati delle puntuali Sonia Bergamasco e Piera Degli Esposti (al solito esimia). Musiche dei Baustelle, il gruppo italiano della scena indipendente-pop più interessante degli ultimi vent’anni, che regalano ai titoli di coda una gemma preziosa come la stupenda Piangi Roma, interpretata dalla stessa Golino.

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