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Giulia non esce la sera

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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La recensione su Giulia non esce la sera

di mc 5
10 stelle

Premessa. La scorsa settimana ho voluto recuperare un film italiano che avevo scelto in prima battuta di non vedere, ma poi ho cambiato idea per verificare di persona la quantità di lodi tributate (anche da critici non sospetti) a "Ex", campione di incassi al nostro botteghino. E in effetti ho trovato un film assai piacevole, ben fatto, equilibrato e con attori molto in forma. Ma...non sono riuscito a recensirlo, anche se ce l'ho messa tutta, pur di fronte ad un prodotto più che gradevole. Molto (ma molto!) meglio di "Italians" e nulla a che vedere con l'ostentata volgarità dei cinepanettoni. Ho riflettuto e sono arrivato ad una conclusione. Indipendentemente dal risultato finale, il punto è che QUEL tipo di cinema italiano non è nelle mie corde, non mi lascia niente, lo trovo dimenticabilissimo. A parte un'immagine che per motivi personali non scorderò mai più (Silvio Orlando che indossa in un paio di sequenze le t-shirts dei Fuzztones e dei Misfits, due gruppi leggendari in ambito punk & rock'n'roll!), per il resto quel film è come se non l'avessi nemmeno visto. Ho fatto questa lunga premessa per dire che il film di Piccioni di cui vado a parlare, rappresenta al contrario quel cinema italiano nel quale ritrovo uno stile e una messa in scena in cui riconosco una mia forma mentale, un mio approccio alla vita come all'Arte. Poi, vorrei aggiungere una mia sensazione, che però non essendo supportata da fatti evidenti resta solo un'impressione: sia nel film di Brizzi sia in quello di Piccioni, ho ravvisato qua e là elementi sparsi che più che riportarmi ad episodi passati del nostro cinema, mi ha fatto pensare a diverse stagioni del cinema francese, sia sul piano dei sentimenti sia su quello della commedia: il mio è solo un abbozzo di idea ed è comunque un discorso che andrebbe ripreso e sviluppato con più attenzione in un'altra occasione. Che poi, fra l'altro, proprio in questo "Giulia...", c'è un ampio spazio riservato (chi ha visto il film sa a cosa mi riferisco) agli chansonniers francesi, di cui ascoltiamo una manciata di canzoni malinconiche ed evocative come poche altre. Personalmente temevo un pericolo che nel cinema italiano d'autore indipendente è sempre in agguato. E cioè quello di un film esile, gracile, poggiato sul nulla e fatto solo di sguardi, insomma un'operina come si suol dire "minimale" benchè "carina". No. Questo è un film solido, con una sceneggiatura ben definita, che non si parla addosso, che non si rigira su stesso senza una direzione, che soprattutto racconta una bella storia seppur impregnata di un dolore struggente, e che vede protagonisti due personaggi "scritti" molto bene ed approfonditi ancor meglio. E io penso da sempre che è dalla "scrittura" dei personaggi che si vede quanto un regista e degli sceneggiatori amino realmente ciò a cui danno vita o se stanno solo svolgendo un "compitino" remunerato. Qui abbiamo uno scrittore apparentemente appagato e soddistatto. Una bellissima moglie che gli vuol bene, una figlia adolescente con tanto di fidanzatino, un lavoro di scrittore che -diciamocelo pure- non è che lo faccia sudare granchè... Eppure Guido è un uomo alla deriva. Profondamente stanco di una vita vuota di significato, ripetitiva, sostanzialmente mediocre. Anche se tanti uomini messi come lui, una vita così se la farebbero bastare, eccome! Lui no, questi orizzonti chiusi lo stanno mettendo in una gabbia, alimentando un'inquietudine che lui -persona assai pacata e anche un pò introversa- si trattiene tutta dentro di sè. E poi, tra parentesi, si apre anche un ampio squarcio di verità su un mondo, quello dei premi letterari, che io non conoscevo per nulla (come, suppongo, la maggior parte di noi) e che si rivela piuttosto insulso, vacuo, autoreferenziale, sciocco, vincolato a schemi, giochi ed alleanze che si perpetrano da sempre. Come sovente accade, e non solo nei romanzi ma proprio nella vita reale, un giorno capita che quando meno te lo aspetti, fai una conoscenza casuale che cambierà il resto dei tuoi giorni. Guido accompagna spesso la figlia in piscina e un giorno nota che c'è una nuova istruttrice di nuoto che provoca il suo interesse. Capita che i due si parlino, e monta una voglia reciproca di conoscersi meglio. Lei è Giulia, bella ragazza ma dai modi vagamente mascolini, secchi, decisi. Si intuisce da subito che quella personalità così, come dire, da "scorza dura", racchiude qualche segreto o qualche insoddisfazione. Ciò che sta per accadere è fatale. Sono due persone che -dietro un'apparenza insignificante- nascondono un mondo di paure, di carenze, di affetti irrisolti e -nel caso di Giulia- un segreto terribile. Giulia ha ucciso un uomo con cui aveva avuto una relazione e per questo sta scontando una pena detentiva molto lunga. Guido si è talmente attaccato a Giulia che questa notizia per lui non cambia nulla, e si prepara ad un rapporto che si annuncia contrappuntato da difficoltà enormi, proprio perchè ha trovato qualcosa che dìa un senso ad una vita che non gli sta dando più niente. Giulia è un contenitore di dolore, una scatola che custodisce rimpianti, sofferenza infinita ed una piccola luce di speranza che ha il volto lontano di sua figlia. Ecco: Giulia è tenuta in vita SOLTANTO dal pensiero di sua figlia lontana, è la SOLA cosa che gli resta, perchè sa bene che Guido -per quanto la possa amare- un giorno, chissà quando e come, forse potrebbe scomparire dalla sua vita, mentre la figlia ci sarà sempre, meraviglioso, immenso ed unico emblema della sua vita da riscattare. I due si incontrano quando possono, come tutti gli amanti nascosti. E si delinea sempre più quanto la personalità forte e intensa di lei metta in ombra le problematiche di Guido. In sostanza: lei è una donna che deve fare i conti ogni giorno che viene sulla terra con la colpa incancellabile di un omicidio da scontare, con il carico di dolore che questo implica e che trova unico sfogo nel pensiero ossessivo della figlia; lui è un uomo innamorato sì, ma anche probabilmente immaturo, ripiegato sulla difficoltà di una vita giunta ad un bivio e che richiederebbe una scelta decisa. Ma a questo punto c'è uno snodo narrativo fondamentale, un incontro che nella vicenda segna un punto importantissimo e, ahimè, negativo: Giulia, dopo tanti anni, finalmente ha un incontro-confronto con la figlia. E mi fermo qui, anche se siamo solo a poco più della metà del film, perchè da questo fondamentale momento in poi, le cose prenderanno una certa strada, putroppo sempre più drammatica. Bisogna dire una cosa: la direzione di Piccioni è formidabile, ma soprattutto Valeria Golino e Valerio Mastandrea sono strepitosamente bravi. Voglio esagerare: le loro (finora) migliori interpretazioni. Come dicevo prima, due personaggi molto curati in sede di scrittura, anche nei dettagli,e -soprattutto- molto autentici e credibili, nei loro affetti, nei loro slanci, nelle loro emozioni. Da segnalare poi un paio di inserti in chiave onirica, in cui si materializzano i personaggi che, nella testa di Guido, dovrebbero essere i protagonisti dei suoi prossimi racconti: una ballerina di lap-dance che con la sua sensualità mette a dura prova la virtù e la fede di un parroco, e un uomo che balla sotto la pioggia per gridare al mondo il suo amore per una giovane venditrice di ombrelli. La malinconìa che pervade il film è alleggerita da una presenza buffa, quella del fidanzatino della figlia di Guido: un personaggio con l'aria da sapientino e dotato di accento e postura che suscitano ilarità. Dei due attori protagonisti ho già detto tutto il bene possibile. Ma non posso esimermi dal sottolineare il ruolo della moglie di Guido, interpretato da una delle donne più affascinanti del cinema (ma soprattutto del teatro) italiano: Sonia Bergamasco (fa un pò specie, però, vedere una donna così bella nei panni di una moglie tradita e relegata in un angolo dal marito...). Elemento importantissimo di questo film sono anche le musiche, davvero bellissime, create da uno dei migliori gruppi della scena italiana, i Baustelle, e in particolare dal loro cantante/leader Francesco Bianconi, che stimo da anni come artista sensibile, colto e raffinato. Dunque il cinema italiano è ancora vivo, o forse (a seconda dei punti di vista) "sopravvive". E non ci sono solo "Gomorra" e "Il Divo", esiste anche un cinema "dei sentimenti", splendidamente rappresentato da questo ultimo lavoro di Piccioni. Andare al cinema è come leggere un libro: se dopo non ti lascia dentro niente, ha poco senso. Come dicevo all'inizio, "Ex", film carino e ben fatto, me lo sono già dimenticato, mentre questo film, al contrario, mi ha lasciato con più di un ricordo...Ne voglio citare soltanto uno: l'immagine di Giulia al cinema che, di nascosto, si ciba dei sorrisi della figlia, ignara della presenza della madre. Ecco: diciamo che se questo film mi ha insegnato qualcosa è quanto straziante possa essere l'amore (in questo caso impossibile) di una madre per la propria figlia.
Voto: 10

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