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Religiolus

Regia di Larry Charles vedi scheda film

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La recensione su Religiolus

di ilcausticocinefilo
8 stelle

Dissacrante e soprattutto esilarante “documentario” nato dalle menti di Bill Maher (celebre comico TV americano molto meno noto da noi) e Larry Charles (ovvero, il regista di Borat), Religulous è straripante. Di battute, scene assurde e memorabili, commenti caustici e sferzanti.

E si pone il programmatico ed esplicito obiettivo di ridicolizzare credenze date per “assodate”, e in particolare ogni forma di delirante fanatismo, superstizione e pregiudizio, palesandone la troppo spesso lampante assurdità e condannandone l’altrettanto troppo spesso del tutto evidente pericolosità (in termini di attacco alle libertà fondamentali, e quindi non solo di pensiero, opinione ed espressione, ma di scelta in senso lato).

 

Forse talvolta i “bersagli” scelti sono un po’ troppo “facili” (in quanto ridicoli di per sé stessi), ma l’effetto che si ottiene è insieme tutto da ridere e rilevante: in sostanza, l’invito, rivolto allo spettatore, è quello a riflettere con razionalità, coltivando il dubbio, sottoponendo ad indagine specialmente le proprie “granitiche” convinzioni, di qualunque genere esse siano.

 

 

 

Il “documentario” espone – tra le tante altre cose – la faccia di certo non sconosciuta dell’America più bigotta e fondamentalista, mostrandone la paurosa vacuità intellettuale (il picco si tocca con il demente Creation Museum di Petersburg, Kentucky, nelle cui installazioni finiscono affiancati umani e dinosauri [sic!]; ma da non sottovalutare è anche il geniale “parco a tema” Holy Land Experience a Orlando, Florida, o l’emblematica intervista al senatore democratico Mark Pryor il quale, del tutto involontariamente, si produce probabilmente in una delle migliori battute dell’intero film).

 

Ma, per l’appunto, Maher e il suo “complice” Charles non si limitano certo a questo e, viaggiando in giro per il mondo, pongono sotto l’obiettivo della satira Islam (viene citato il caso del regista Theo Van Gogh e intervistato il folle rapper Aki Nawaz, che coi suoi versi inneggia alla “guerra santa”), Scientology, mormonismo, ebraismo (veramente da ridere la parentesi all’Institute for Science and Halacha, nel corso della quale vengono discusse le “problematiche” poste dalle fantasiose nonché rigide restrizioni del sabato e gli assurdi stratagemmi suggeriti per aggirarle…), oltre ad improbabili guru e ridicoli predicatori da TV via cavo.

 

 

 

 

In ogni caso, è in particolare nel trarre le proprie conclusioni che il documentario raggiunge l’apice, offrendo buoni spunti ad un eventuale futuro approfondimento (a cura di chi non sia già informato). Avrebbe forse potuto osare di più in certi frangenti, ma come già detto il messaggio che vuole trasmettere arriva forte e chiaro.

In sintesi: certo, talvolta Religulous di avvicina allo stile polemico, chiassoso, un po’ protagonistico e retorico d’un Michael Moore, ma non è per niente detto che questa sia da considerarsi sempre e comunque un demerito, anzi (dopotutto, diversi film dello stesso Moore funzionano eccome).

 

Il punto, alla fine, è molto semplice, come si dice sul finale: grow up or die. Vogliamo davvero che a continuare a prendere decisioni vitali per il futuro stesso dell’umanità siano persone del tutto irrazionali? (Esiste forse domanda più attuale? In attesa delle elezioni USA e oltre…). Il film non è solo “mera” provocazione. E dall’accoglienza che un’opera del genere riceve si può ben farsi un’idea del livello di fanatismo conformista purtroppo ancora circolante per il mondo.

Fanatismo di persone convinte di avere tutte le risposte, e che qualunque cosa facciano sia divinamente ispirata. Persone convinte di essere dalla parte del giusto e che tutti gli altri sianoinvece in errore. (E cosa si scoprono disposte a fare pur di imporre le propria visione?) Persone convinte che non importi molto migliorare le proprie condizioni in questo mondo, perché tanto esiste quello “successivo”. Persone pronte al martirio. Persone pronte a portare con sé in questo anche tutti gli altri. E allora, di nuovo: vogliamo davvero che siano queste le persone a prendere le decisioni davvero importanti?

 

 

"You don't have to pass an IQ test to be in the Senate, though."

 

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