Regia di Alejandro Chomski vedi scheda film
In Tv funzionano i talent show e il cinema si adegua e suona la stessa musica. Anche qui, anche in questo musicarello al sabor latino alla fine sono solo canzonette che però ancora una volta servono da colonna sonora al sogno americano, ai suoi riti e miti. La morale, ovvio, è che bisogna sempre lottare per uscire dal nulla, meglio se ballando e cantando. La favola prodotta da Jennifer Lopez che appare anche per qualche secondo nelle immagini dal vivo di una parata per le strade di New York, racconta di un rapper di Harlem che fugge a Puerto Rico prima che certi gangsta gli facciano la pelle. Tra il sole, il mare, una canotta e una bandana, il giovane tatuato ritrova, nell’ordine, l’affetto di un padre che neanche sapeva di avere; il sorriso di una chica che sulla pista gli fa scoprire il movimento sexy e con cui si apparta di notte, aiutato da molte dissolvenze incrociate. Soprattutto impara a conoscere il ritmo del Reggaeton, mescolanza di reggae, salsa e rap servito caliente a intervalli regolari, a ogni snodo della trama. «È come la musica del ghetto, parla delle nostre battaglie, dei nostri sogni». La rilevanza sociale e sociologica è nulla, chiaro, anche perché il doppiaggio appiattisce qualsiasi differenza linguistica. Il volume è alto ma come avrebbero detto nelle recensioni di una volta, al pubblico dei ragazzi piacerà senz’altro.
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