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The Uninvited

Regia di Charles Guard, Thomas Guard vedi scheda film

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La recensione su The Uninvited

di mc 5
4 stelle

Come ho già avuto modo di dire, per la prima volta, questa estate cinematografica, ha registrato l'assenza di quegli horror estivi (per lo più ovviamente fondi di magazzino) che erano ormai una consuetudine nel periodo da inizio luglio a ferragosto. Forse per sopperire a questa carenza (che peraltro per molti noi non costituiva un problema) alcune multisale hanno pensato bene di ripescare questo modestissimo horror già uscito alla fine di maggio ed ora tornato in proiezione non si sa bene per quali oscuri disegni. Intendiamoci, non che sia un film inguardabile, ma il problema è che rientra piattamente in uno standard che caratterizza molte pellicole di questo filone, e ciò sotto ogni aspetto: trama, soggetto, stile, regìa, recitazione...Praticamente un incrocio tra un banale thrillerino di media fattura e un altrettanto banale teen-movie. Poi, certo, c'è sempre quello che, per difendere l'indifendibile, se ne esce con la famosa frase che evoca un "cinema per staccare la spina", al quale io solitamente replico che anche nel cinema di puro disimpegno esistono dei minimi sindacali che vanno rispettati. E sotto questo aspetto "The uninvited" è (appena) dignitoso, ma è anche -lo ripeto- troppo "già visto" per suscitare nello spettatore mediamente sgamato anche la più piccola emozione. Ma non è il caso di spenderci troppe parole, in fondo sapevo benissimo cosa mi accingevo a vedere, non è che la delusione mi abbia colto impreparato. Però una cosa che mi ha pesato un pò c'è, e non posso fare a meno di segnalarla. Non può essere indolore per me, che prediligo un cinema "d'attori", vedere un bravissimo professionista come David Strathairn recitare in modo statico e quasi svogliato, come se non gli importasse granchè. E quando un attore (anche della sua levatura) non è coinvolto nel progetto, fatalmente non coinvolge nemmeno lo spettatore. Quanto poi al resto del cast, credetemi, meglio sorvolare. Ho taciuto finora quello che è forse il motivo d'interesse più rilevante della pellicola, ma l'ho fatto consapevolmente, trattandosi di un terreno (quello dell'horror orientale) che mi coinvolge ai minimi livelli: mi riferisco al fatto, amplificato in sede promozionale, che il film è un remake dell'horror coreano "Two sisters", di cui confesso che non so nulla, e di cui vorrei continuare a non saper nulla. Qualcuno potrebbe ravvisare nelle mie parole un atteggiamento pregiudizialmente avverso, ma non è così. Il problema è un altro. Ma la paura di essere frainteso è troppo forte, per cui preferisco non approfondire il concetto. E' che ci sono in giro certe pellicole, non necessariamente impegnate o impegnative, che esprimono -attraverso storie ben scritte- sentimenti condivisibili...che, insomma, film come questo sembrano ancor più stupidi e ripetitivi di quello che in realtà sono. Ma mi fermo davvero, perchè non vorrei apparire come quello che guarda dall'alto in basso chi riesce a divertirsi in fondo con poco. Vediamo di sintetizzare la vicenda. Una ragazza torna a casa, reduce da un periodo di cure in una clinica psichiatrica. La giovane è turbata perchè a suo tempo perse la madre in circostanze drammatiche e, tornando in famiglia, ritrova la sorella, il padre, ma anche una novità che la destabilizza e la sconvolge ancora di più: la bella bionda che fungeva da infermiera alla madre defunta è ora diventata la compagna ufficiale del padre.Tra le due sorelle e la ex-infermiera sorge un conflitto insanabile e il malumore che serpeggia fra quelle mura evolve drammaticamente. Ma il padre -vi domanderete voi- che atteggiamento tiene? beh, qua si sommano due fattori negativi che fanno del personaggio paterno un autentico disastro cinematografico. Da una parte una sceneggiatura che ne definisce i contorni in modo -a voler essere generosi- "approssimativo", e dall'altra il già citato David Strathairn che ci mette del suo, recitando come imbambolato, quasi gli avessero iniettato un potente sonnifero. Quanto poi alla matrigna-infermiera, è un personaggio ricalcato pedissequamente su almeno una decina d'altri ruoli analoghi già stravisti al cinema, della serie "la governante bella e perfida che si rivela criminale assassina e che ha un piano per far fuori tutta la famiglia". E le due sorelle? sarebbero intercambiabili (anzi lo sono) con le coetanee protagoniste di centomila teen-movies e nessuno si accorgerebbe della sostituzione. Ci vorrebbe poi un capitolo a parte per commentare il finale. Ecco, io penso che questo "colpo di coda" finale rientri ampiamente in una "moda" diffusa (mi pare che il termine tecnico sia "twist ending") che ama aggiungere al thriller una componente di "soprannaturale" con l'intento -suppongo- di destabilizzare lo spettatore a pochi minuti dalla fine. Io ho in proposito un'opinione piuttosto critica. Cioè penso che questi finali siano inopportuni, per il semplice fatto che, dopo un'ora e mezza di storia "concreta" (e spesso pure banale) non si può credere di ribaltare il tutto affidando il finale ad una soluzione fantastica o -peggio- parapsicologica: è evidente che un espediente di sceneggiatura di questo tipo ammazza la credibilità di tutta l'opera. Portando a casa l'unico risultato di lasciare sbalordito solo il pubblico di bocca buona. Sconsigliato. Soprattutto ai sinceri amanti del thriller e dell'horror.
Voto: 5

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