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Poliziotto, solitudine e rabbia

Regia di Stelvio Massi vedi scheda film

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La recensione su Poliziotto, solitudine e rabbia

di mm40
2 stelle

Nel quinquennio 1975-80 Stelvio Massi gira un discreto totale di 14 film, cifra che già di per sè la dice lunga sugli standard qualitativi adottati, tutti quanti esclusivamente poliziotteschi. Il suo attore-feticcio Maurizio Merli compare anche in questo capitolo finale della 'maratona' filmica, fra l'altro nel suo ultimo ruolo da poliziotto. Interessante constatare inoltre come, su 14 titoli, in ben 6 compaia la parola 'poliziotto', ma ci sono anche uno 'sbirro', un 'commissario' e una 'squadra anticrimine': si immagini con quanta e quale perizia venissero assortiti lavori di questa risma, tanto dozzinali da venire contrassegnati da titoli affibbiati serialmente. Inutile dire, a questo punto, che la trama di questa pellicola ricalca tutti gli stereotipi (e le trame!) dei precedenti lavori del genere, non solo di quelli firmati da Massi: sbirro violento si vendica di un torto personale rintracciando e giustiziando personalmente i delinquenti che una legge troppo buona e permissiva non permette di punire in maniera doverosamente sadica. Vittima del raggio d'azione limitato cui la legge lo sottopone, il poliziotto (solo e arrabbiato) si fa strada nel cuore dell'organizzazione criminale fra pedinamenti, estorsioni di confessioni con la forza, ammazzamenti a sangue freddo. L'unica vera novità di tutta la baracca è l'ambientazione berlinese, in un innevato inverno metropolitano: l'elemento cittadino non può mancare, ma almeno per una volta non ci troviamo nella solita, vecchia e abusata Milano violenta, o nella Roma a mano armata di tanti altri film, o ancora fra le varie faide che percorrono indisturbate le strade di Napoli, Genova e via dicendo. Si badi che la scelta di Berlino, comunque, è obbligata da motivazioni di ordine economico: la co-produzione italo-tedesca impone anche un duo di sceneggiatori teutonici (Artur Brauner e Boschi Huber) e un assortimento di attori del luogo fra i quali spicca la bella Jutta Speidel (non può mancare la fascinosa dama che crolla ai piedi dell'irresistibile Merli); nel cast c'è anche Francisco Rabal, suo malgrado, che ogni tanto Massi ha utilizzato in lavori analoghi (Speed driver, girato quasi in contemporanea con questo Poliziotto, solitudine e rabbia, oppure il precedente Sbirro, la tua legge è lenta... la mia no!). L'azione predomina sulla scena ed è il piatto forte sia del regista che del filone tutto; per il resto la fantasia e la grazia non passano assolutamente da queste parti. Musiche di Stelvio Cipriani non molto ispirate. 3/10.

Sulla trama

Ex sbirro torna in azione per cercare gli assassini di un amico.

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