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Nightmare Detective

Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film

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La recensione su Nightmare Detective

di OGM
8 stelle

La dimensione del sogno, che, normalmente, è lo spazio, riservato ed intangibile, in cui si sfogano le libertà individuali, scorrazzano i desideri e imperversano gli impulsi primordiali, in questa storia diventa, al contrario, una terribile prigione, sede di persecuzioni, torture, condizionamenti psicologici e condanne capitali. Addormentarsi significa consegnare l’inconscio ad una oscura volontà di autodistruzione, che, durante la veglia, è tenuta a bada dalle illusioni, dal pragmatismo o, semplicemente, dalla mancanza di coraggio. Ognuno di noi nasconde, nel fondo dell’animo, un motivo per odiare se stesso: c’è un aspetto connaturato al proprio essere che si vorrebbe cancellare, ed è forse un ricordo sconvolgente oppure un potere incontrollabile che ci fa paura. Zero si chiama, in questa storia, il demone dell’annientamento, che, in quanto creatura infernale, non è mai pago del sangue versato, e per questo si suicida infinite volte, mietendo sempre nuove vittime. Il suo compito è spargere intorno a sé la maledizione da cui è affetto, ossia la voglia di morire, di non esistere, in cui si manifesta un’estrema forma di dominio sul proprio destino.  Il suo campo d’azione è l’incubo, ossia il luogo in cui la ragione tace, mentre la paura non conosce confini, e quindi anche il gesto più cruento e disperato diventa possibile. Il nightmare detective deve combattere, nelle altrui menti, contro l’incoercibile forza del terrore cieco, che dal buio del sonno vede solo affiorare la morte: un’entità temibile, a cui l’istinto di  conservazione ci impedisce di andare incontro, e da cui, pertanto, preferiamo farci inseguire. Noi siamo destinati ad essere, sempre e comunque, prede degli spiriti maligni, che crediamo erroneamente di poter combattere: non c’è via di scampo, perché, se perdere la battaglia vuol dire farsi annientare, vincerla significa sopravvivere per perpetuare la propria schiavitù. I leggendari nemici del supereroe Kyoichi Kagemuna (che possiede sovrumane facoltà telepatiche) sono i mostri che albergano nell’anima, o forse la invadono a posteriori, trasformando le ferite e le debolezze in pericolosi focolai di ossessioni. La psiche, e non la carne, è, in questo horror, la materia fragile in cui la violenza compie la propria opera devastatrice, mentre il corpo è anestetizzato dal sonno, che rappresenta la resa dei sensi, l’abbandono della coscienza e, in definitiva, la rinuncia alla propria umanità.

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