Regia di Giuseppe Vari vedi scheda film
Ci sono indubbi pregi in questo pur stereotipato (nei dialoghi, nei personaggi, nello sviluppo della trama) e carente di mezzi spaghetti western. Vari, già regista di una manciata di titoli del filone, prova a svecchiare il filone stesso (e sè stesso, come autore di prodottini dozzinali perennemente a cavallo fra la serie B e la serie C) innestando il germe del thriller nel terreno del western all'italiana (vendette personali, sparatorie a sangue freddo, etc.): ma quest'ultimo non può essere più di tanto fertile dopo essere stato coltivato in maniera ossessiva per alcuni anni, con produzioni di svariate decine di titoli per ogni stagione cinematografica. La nota positiva viene fondamentalmente dall'idea centrale della sceneggiatura, firmata dal regista e da Adriano Bolzoni, di architettare una storia in puro stile spaghetti, ma nella quale entra di prepotenza anche l'elemento della suspence in un crescendo di tensione nella ricerca (e nella punizione, cioè nell'eliminazione) del colpevole: detto questo, e constatato che nei limiti ridotti delle sue possibilità, comunque Vari non fa danni eccessivi, non c'è granchè altro da rilevare di questo Il tredicesimo è sempre Giuda. Donald O'Brien, Maurice Poli e Dino Strano sono gli interpreti di maggior notorietà, il che la dice lunga sul budget a disposizione; per lo meno sono accettabili le musiche di Carlo Savina, mentre è ancora Vari a occuparsi del montaggio. 3/10.
Matrimonio nel vecchio west: in attesa della sposa qualcuno si accorge che i posti a tavola sono 13. Porta male? Pare di sì: la diligenza della sposa arriva colma di cadaveri. Fra gli invitati serpeggiano i sospetti.
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