Espandi menu
cerca
Interceptor - Il guerriero della strada

Regia di George Miller vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Antisistema

Antisistema

Iscritto dal 22 dicembre 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci 56
  • Post -
  • Recensioni 632
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Interceptor - Il guerriero della strada

di Antisistema
9 stelle

Un film d’esordio che ti cambia la vita; Mad Max – Interceptor (1979) da un budget miserrimo di 400.000 dollari, ottenne un risultato al box-office di oltre 100 milioni nel mondo, in pratica un sovraprofitto pazzesco rapportato ai costi, che ne fecero all’epoca la pellicola con il miglior rapporto tra budget e ricavi, lanciando nell’olimpo dei nuovi talenti del cinema George Miller, un oscuro individuo, che sino a poco prima svolgeva servizio di pronto soccorso presso l’ospedale di Sidney.
Le offerte ed i progetti non tardano ad arrivare, scartata la regia di Rambo e di un film sul rock and roll, il cineasta coltiva sempre più l’idea di dare un seguito al suo film d’esordio, avendo dalla sua stavolta un budget nettamente maggiore, non lasciandosi incantare dalle sirene di Hollywood, decidendo tra l’altro di girarlo in location australiane, garantendosi così il controllo totale sulla sua “creatura”.
Miller abbandona i toni da “rape and revenge” del primo capitolo, abbracciando totalmente il lato “weird” del proprio cinema, riducendo il genere western, preponderante nel capostipite, ad un mero archetipo di una comunità in cerca di salvezza dai banditi/predoni, che verrà trovata nel personaggio di Max (Mel Gibson).
In Mad Max 2 – Interceptor: Il Guerriero della Strada (1981), viene messo al centro lo scenario di un mondo post-apocalittico, che ha ridotto l’intero pianeta ad uno sterile deserto fatto di sabbia e povere, facendo regredire l’umanità ad un “medioevo tecnologico” di stracci e frecce, in cui contano solo due elementi; il metallo ed il gasolio.
Il crollo della civiltà, ha fatto sì che venisse meno la produzione del petrolio, la fonte energetica più importante e sfruttata dall’essere umano, per mettere in funzione i macchinari, che hanno contribuito al grande balzo tecnologico nel XX secolo.
La guerra per accaparrarsi il cosiddetto “oro nero”, viene messa al centro di un film, in cui si lotta accanitamente per una misera, ma preziosissima, tanica di benzina, per cui ci si scontra accanitamente al solo scopo di ricavare il prezioso liquido, dalle carcasse di veicoli fatti a pezzi, dalle bande di predoni in questa terra di nessuno. Nell’inferno sabbioso sempre uguale a sé stesso, che ha ridotto il mondo ad un’anarchia permanente, prevale la logica delle tribù, nelle quale i pochi sopravvissuti all’apocalisse atomica si rifugiano, per poi scontrarsi con altre bande, come puntualmente accade nel film, in cui la tribù del Nord, barricata in una specie di piccola fortezza, lotta accanitamente per proteggere una pompa petrolifera funzionante con annesso impianto di raffinazione del greggio, dagli attacchi del sedicente sovrano delle terre perdute, Lord Humungus (Kjell Nilsson), a capo di un nutrito numero di predoni del deserto, dallo stile di vita semi-barbaro.
Nonostante l’ultra dinamicità cinetica delle scene d’azione, ci si ritrova in una pellicola dove vige un costante “stato di assedio”, in cui ci si rintana dietro protezioni di rottami o lamiere, se non dentro gli stessi veicoli, armandosi fino ai denti, nell’atto di difendersi dalle pericolosità violente di un mondo esterno.

 

Mel Gibson

Interceptor - Il guerriero della strada (1981): Mel Gibson


Tale stallo, non può che venir sbloccato da un intervento esterno, un “fool”, che scardini tale status quo; “Mad” Max per l’appunto, divenuto in questo film un vero a proprio anti-eroe, senza alcun interesse per niente se non per sé stesso. Accompagnato solo da un cane ed armato di un fucile a canne mozze; i suoi occhi, la barba incolta ed un viso dai lineamenti torvi, trasudano un vissuto doloroso, divenuto un tutt’uno con l’inseparabile Interceptor motore V8 special, sparata a tutta velocità lungo le infinite strade desolate.
Vestito con un abbigliamento da poliziotto oramai ridotto a brandelli, Max è un individuo laconico dalle poche parole, sfiduciato verso tutto e tutti quanto ancora scombussolato mentalmente dalla perdita della moglie e del figlio.
Seppur il primo capitolo venga “riassunto” nei pochi frame d’apertura, in realtà siamo innanzi ad un vero e proprio riinizio della saga, in quanto a livello di ambientazioni, contesto e continuità, gli elementi di attinenza sono ben pochi se non fosse per i due “agganci” del protagonista e del veicolo che guida, che comunque rendono questo “Guerriero della Strada” – titolo scelto dai distributori americani, al posto dell’originale Mad Max 2 -, perfettamente comprensibile ed autosufficiente di per sé.
Il lato weird del cinema milleriano, emerge nelle personalità dei personaggi, i cui costumi ne riflettono appieno le eccentricità, su tutti Capitano Gyro (Bruce Spence), con un look da avventuriero “steampunk” e gli antagonisti rivestiti con armature, maschere ed indumenti borchiati, uno stile urlante “punk” nell’animo, pienamente coerente con un mondo deprivato da ogni razionalità sociale.
Un film on the road, che abbandona la frontiera a favore di una furia barbarica tribale, in cui il superfluo viene eliso dal montaggio a favore della carne pulsante delle immagini, traenti forza dai lunghi silenzi.
Gli scontri distruttivi tra i veicoli, acquisiscono nuova forza espressiva, dalla libertà formale delle inquadrature, resa possibile dall’aumento del budget produttivo, in grado di conferire ulteriori punti di vista, negli scorci di riprese dall’alto o dell’uso dei campi lunghi, totalmente assenti nel primo capitolo, mentre qui essi moltiplicano all’infinito la devastazione e la spettacolarità prettamente “materica” degli stunt-man.
La ricerca di nuovi orizzonti dell’azione, porta alla creazione di nuovi standard tecnici, facendo emergere in tale mondo, la figura di Max, che qui acquisisce connotati “leggendari”, un personaggio appartenente a racconti i cui ricordi si perdono lontani nel tempo, in quanto così come egli improvvisamente viene, altrettanto rapidamente se ne va, ergendosi a mito.
George Miller nel 1981 creò al cinema la messa in scena post-apocalittica, con un seguito superiore di gran lunga al pur interessante primo capitolo, i cui abbozzi, lasciavano intravedere le potenzialità di un soggetto, qui esploso pienamente, così come il successo di critica e di pubblico tributatagli alla sua uscita, che lanciarono definitivamente il nome del regista tra quelli da tenere d’occhio, tanto da suscitare l’interesse di Hollywood, anche se Miller, non si troverà mai a suo agio negli USA, riuscendo ad esprimere pienamente sé stesso, solo con la sua creatura prediletta.  
 

scena

Interceptor - Il guerriero della strada (1981): scena

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati