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Hollywoodland

Regia di Allen Coulter vedi scheda film

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La recensione su Hollywoodland

di Widmark
8 stelle

«Più veloce di un proiettile», commenta la polizia sul cadavere caldo di Superman, alias George Reeves (Ben Affleck), attore popolare e mediocre, star televisiva insoddisfatta, prigioniero di un ruolo che lo aveva reso idolo dei bambini, soffocandone però le speranze di carriera. Suicidio? Così non crede il detective Louis Simo (Adrien Brody), spiantato e arrivista, a caccia di pubblicità e soldi, ma prima ancora animato dal desiderio di recuperare un rapporto col figlioletto Evan (Zach Mills), che dall’uccisione dell'eroe si è chiuso in se stesso, nella propria “stanza tutta per sé”. «Hollywoodland» è un film sui sogni e sulla loro fabbrica d’eccellenza: il sogno di Louis di una vita normale, formato super8, materializzato (forse) nella sequenza finale; quello di Helen Bessolo (Lois Smith), che svende il desiderio di giustizia per un busto in onore del figlio; di George e Toni Mannix (Diane Lane), a caccia il primo di un talento, la seconda di una giovinezza irraggiungibili o prematuramente sfioriti. Dietro l’apparenza, al di sotto dell’involucro lucido con cui il cinema riveste i suoi miti, si esercita incessante la tirannia sui corpi, il traffico delle anime, la simonia degli Eddie Mannix (Bob Hoskins), che giudica Gone with the Wind sulla base dei soli incassi, e chi lo circonda alla stregua di carne inanimata, da smerciare sul grande schermo.
Superman «incarna i valori dell’America», ammonisce lo show, e il dramma di Reeves nasce da qui: ipertrofico adolescente sospeso fra nani e fanciulli, infantilmente aggrappato alla Paper Moon della gloria, loser alcolizzato in cui Louis Simo s’immedesima, con spirito da Verstehen e metodi da Actor’s Studio. «Hollywoodland» non è noir, né thriller: svapora lentamente, in una prolungata dissolvenza, come avviene coi misteri apparenti. Alla fine resta solo il miraggio della concretezza, il desiderio di far capire a un ragazzo che fra tv e realtà esiste – grazie a Dio – una voragine. In cui George Reeves è scivolato, imbarazzante e imbarazzato, goffo e improbabile karateka, davanti all’occhio indiscreto ma anonimo di una cinepresa.
Voto: 7 (**½ su ****)

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