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Time

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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La recensione su Time

di OGM
8 stelle

Una storia del tutto improbabile. Perché è una favola, con tanto di morale. Kim ki-duk sfida apertamente la verosimiglianza per dare maggior peso alla sua provocatoria riflessione sul prevalere, nel mondo di oggi, dell’apparenza sulla realtà. La cultura dell’immagine non è la pratica di un vezzo estetico, bensì un malcostume che incide profondamente sui rapporti umani, scatenando terribili drammi. È il mito della falsità che uccide il principio della sincerità, così come la ricerca della perfezione blocca il processo dell’accettazione di sé e degli altri, che è un importante percorso di crescita interiore per l’individuo, e sociale per la collettività. L’amore tra Ji-Woo e Seh-hee è come una fotografia, scattata in un attimo di felicità, che non regge il confronto con gli anni. Il cambiamento e le interferenze esterne sono vissuti dalla donna come elementi perturbanti, destinati ad inquinare la bellezza dell’istantanea. Non sopportando l’idea delle modifiche progressivamente apportate dalle vicende della vita, e quindi tanto inesorabili quanto incontrollabili, Seh-hee, imbocca, come rimedio estremo, la strada della fuga in avanti, producendo su se stessa uno stravolgimento tale da sottrarsi (così, almeno, crede) a quello che avverte come un crudele gioco del tempo. Diventare tutta nuova, anziché più vecchia, è per lei come riportare indietro le lancette di una relazione sentimentale che vorrebbe eternamente fresca e nascente, e mai avviata verso i compromessi legati alla sua maturazione. Accanto a sé vorrebbe avere ancora il Ji-Woo degli inizi, accecato dalla passione tanto da non riuscire nemmeno a vedere le altre donne. Per questo si trasforma, fino a rendersi irriconoscibile, nell’illusione di poter ricominciare daccapo. Tuttavia questa metamorfosi, innaturale e irreversibile, prenderà i connotati fiabeschi dell’incantesimo che punisce severamente, e per sempre, chi ha peccato di vanità. Il suo castigo sarà cercare all’infinito, senza mai trovare, in un disperato inseguimento circolare che è la classica condanna di chi troppo vuole. Time  fa della moderna alchimia della chirurgia estetica una sorta di magia nera, buona per le streghe e micidiale per le principesse, per le quali diventa una sorta di pozione venefica o di prigione nel castello, che nasconde la loro grazia e le allontana dallo sguardo dell’amato.  

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