Regia di Pupi Avati vedi scheda film
E' un film grottesco e bizzarro, un po' surreale, con solo una vaga trama, popolato da personaggi pazzerelli. Eppure funziona bene. Questo registro necessita di un delicato equilibrio, che se manca si scivola nella buffonata o nella farsa. E' stato tentato molte volte nel cinema italiano, ma raggiunto solo poche; Pupi Avati ci è riuscito e non solo in questo caso. I dialoghi sono poco logici come chi li pronuncia, eppure li si ascolta volentieri e a tratti sono anche divertenti. Su tutto regna come un clima di infanzia e di ingenuità senza pensieri.
Tutta la vicenda - se così si può definire - è costellata di riferimenti religiosi (con apparizioni di santi) e di leggende e superstizioni popolari. Le visioni soprannaturali sono da una parte dimesse e quasi quotidiane, dall'altra per niente irriverenti o blasfeme. Sia queste ultime che alcuni brevi stacchi su defunti e antenati sono fatti in modo originale e interessante.
Lino Capolicchio fa qui il pazzerello, interpretazione così diversa da quella di "La casa dalle finestre che ridono" che si stenta a riconoscerlo. Quindi grande attore. Fanno da contorno gli immancabili Cavina e Delle Piane, specialisti in dialoghi e gesti bizzarri e surreali. Non poco ha contribuito anche Roberta Paladini con la sua simpatia e i suoi bacetti quasi da bambini che si scambia con i quattro fratelli.
Bisogna appena abbassare aspettative e pregiudizi, dopo di che il film ha tutte le carte per piacere e per far passare una piacevole ora e mezza. Belle le musiche, con una nenia in stile popolare composta dallo stesso regista.
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