Regia di Gianni Puccini vedi scheda film
Nonostante qualche farsa di poco conto, è raro che il cinema italiano entri nell’uggia tediosa dell’ufficio. Abbiamo due validi esempi oltre a questo buffo film di Puccini: Policarpo, ufficiale di scrittura di Soldati e, ovviamente, la saga di Fantozzi. Il Nando che Nino Manfredi (alla prima vera prova da mattatore) incarna in questa commedia è una sorta di incrocio tra i due personaggi sopra citati. Non ha la goffaggine di Fantozzi, ma ne possiede il medesimo sguardo smarrito, e così come porta in sé l’ingenuità di Policarpo. Lasciando perdere parallelismi del genere, va detto che L’impiegato è un film più che dignitoso, non privo di una sua originalità di fondo (o almeno una vena insolita), che pone al centro della scena un personaggio tenero, candido, sospeso tra sogno e realtà, poco “italiano medio” alla Sordi e di respiro oserei dire quasi “favolistico” o “fumettistico”. La commedia può dirsi più che riuscita, e i meriti non sono esclusivi dell’abile Puccini, ma soprattutto di un cast assai ispirato capitanato da un grande Manfredi, in cui spiccano anche il sottovalutatissimo Andrea Checchi e le due ironiche femme fatale Anna Maria Ferrero e Eleonora Rossi Drago, specialmente quest’ultima molto efficace in un ruolo da allegra bastarda.
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