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Pixote, la legge del più debole

Regia di Hector Babenco vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Pixote, la legge del più debole

di Donapinto
6 stelle

Scrivendo su questo sito la recensione del film TROPA DE ELITE di Jose' Padhila, lamentavo il fatto di non essere mai riuscito a vedere il film che ora mi appresto a recensire. Finalmente sono riuscito a infrangere un tabu' che dura pressappoco da una trentina di anni. PIXOTE, LA LEGGE DEL PIU' DEBOLE e' un crudo affresco sociale del Brasile, paese ricchissimo ma pieno di contraddizioni e con un livello di corruzione altissimo, dove a soccombere sono sempre i piu' deboli, in questo caso i bambini. Al suo terzo lungometraggio di finzione, il regista argentino Hector Babenco voleva realizzare un documentario sui riformatori di San Paulo, ma venne osteggiato dalle autorita'. Grazie pero' al materiale raccolto, riuscira' a dirigere un'opera di finzione dal taglio semi-documentaristico e di ispirazione neorealista, non senza riferimenti  Pasoliniani e interpretato da veri "meninhos de rua" e cioe' bambini di strada. Nell'incipit il regista in prima persona si fa riprendere con alle spalle una baraccopoli di San Paulo e ci tiene a informare lo spettatore che il Brasile (sono dati relativi ai primi anni 80') e' un paese di 120 milioni di abitanti, con il 50% degli abitanti formata da ragazzi sotto i 21 anni di eta'. Si stima che 13 milioni di bambini non abbia una casa e viva di espedienti e allo sbando. Questo e' senz'altro il primo film che tratta questo scottante argomento, che prima ci veniva solo descritto nei suoi romanzi dal grande scrittore brasiliano Jorge Amado.  Il personaggio di Pixote che da il titolo al film, e' interpretato da Fernando Ramos Da Silva, un ragazzino che all'epoca delle riprese aveva 13-14 anni e che avra' la vita segnata da un tragico destino. Pixote e' un bambino di circa 11 anni che fugge dalla casa dei nonni. Viene rinchiuso in riformatorio per furto e qui assiste a violenze di ogni genere. I detenuti piu' grandi abusano sessualmente di quelli piu' giovani e piu' deboli, ma i peggiori sono gli adulti, cioe' i guardiani, che dovrebbero sorvegliare e proteggere questi ragazzi, mentre invece sono i loro peggiori aguzzini, arrivando persino all'omicidio. I pochi adulti che ne escono puliti, non riescono a fare niente per cambiare le cose, come la psicologa del riformatorio, oppure il giudice tutelare e un giornalista, che vogliono cercare di vederci chiaro in quello che succede fra quelle quattro mura, ma trovano solo un muro di omerta', eretto proprio da questi ragazzini che non hanno assolutamente alcuna fiducia nei piu' grandi. Pixote arriva a sniffare colla per fuggire da questa insopportabile realta' e insieme ad altri tre compagni, Lilica, Dito e Chico, organizza una fuga da quest'inferno. Una volta liberi formano una vera e propria baby-gang, che si muove tra San Paulo e Rio De Janeiro. Pixote con i suoi compagni scippa, spaccia coca e gestisce una prostituta, fino ad arrivare inevitabilmente all'omicidio. Nonostante la durezza dell'argomento e delle immagini, il film non puo' dirsi un'opera riuscita. E' ancora un Babenco immaturo, come immatura e acerba era ancora la cinematografia carioca. La parte del riformatorio, seppur realisticamente aberrante, non esce dagli stereotipi del genere carcerario. La seconda parte non sembra riuscire ad analizzare il reale problema, mostrandoci questi ragazzini che non sono mai stati bambini, nelle loro imprese malavitose, con situazioni un po' da cinema exploitation. Nonostante tutto resta una pellicola da vedere con rispetto, se non altro per il tema trattato, uno di quei casi dove sono piu' apprezzabili gli intenti dei risultati. Inoltre i buoni momenti non mancano assolutamente, specie sul versante dei personaggi. Pixote e' reso molto bene dal giovane e improvvisato attore. Ma i migliori sono i bei personaggi di Lilica e della prostituta Sueli. Lilica e' un ragazzo omosessuale ed effemminato di quasi 18 anni. In una scena di rara spensieratezza si trova sulla spiaggia di Rio con Pixote e Chico. Qui Lilica lamenta la sua condizione di omosessuale: "avranno sempre un'offesa pronta per me" dice, "taci frocio di merda", e poi continua "in cosa puo' sperare un frocio nella vita". A quel punto Pixote con molta sensibilita' gli chiede "ti frega cosi' tanto della gente?". Lilica non risponde, ma comincia a intonare una canzone triste e malinconica, e Pixote si stringe a lui con grande e sincera tenerezza. Sueli e' invece una prostituta, interpretata da Marilia Pera, una bravissima attrice brasiliana. E' una donna con un aborto alle spalle e resa cinica da una vita di soffenze, ma in realta' nel profondo si tratta di una persona estremamente fragile. Nel toccante finale del film in un momento di debolezza materna, Sueli offre il suo seno a Pixote. Il bambino succhia avidamente come un neonato. La donna a un certo punto lo allontana bruscamente, gridandogli che lei non e' sua madre e che di figli non ne vuole. Pixote ranicchiato sul letto e spaventato si tappa le orecchie per non sentire. Sueli lo invita ad andarsene. Il bambino con compostezza si sistema le scarpe, controlla il caricatore della sua piccola pistola, si mette il suo trasandato giubbotto e saluta Sueli con lo sguardo per l'ultima volta. La scena successiva e finale del film, vede Pixote percorrere a piedi la linea ferroviaria, saltellando e camminando in equilibrio sui binari, proprio come farebbe qualsiasi bambino, andando incontro a un futuro incerto. Il futuro di Pixote lo spettatore se lo puo' anche immaginare come vuole, ma quello del suo interprete, Fernando Ramos Da Silva, sara' quello di essere ucciso in strada all'eta' di 20 anni a colpi di arma da fuoco dalla polizia, in circostanze mai veramente chiarite, ma che lasciarono seriamente presupporre a una vera e propria esecuzione da parte delle tutt'altro che virtuose forze dell'ordine brasiliane. La pellicola avra' fama e riconoscimenti  in tutto il mondo, lanciando Hector Babenco a livello internazionale. Infatti la sua successiva fatica, IL BACIO DELLA DONNA RAGNO, verra' co-prodotto con gli Stati Uniti. Purtroppo la sua sara' una carriera poco prolifica (12 film in 42 anni di attivita' registica) e molto incline ad alti e bassi. Da segnalare nel 2003 la regia di CARANDIRU, tragico film che si ispira alla rivolta avvenuta nel 1992 nel tremendo carcere di San Paulo che da il titolo al film, dove piu' di 100 detenuti disarmati, furono assassinati dalle forze speciali della polizia. Babenco morira' per cause naturali nel 2015 all'eta' di 70 anni.

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