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Un americano tranquillo

Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un americano tranquillo

di zombi
8 stelle

un giornalista inglese a saigon durante la colonizzazione francese, va tutto a gonfie vele. lontano dal fronte, al sicuro nella città, vive con una vietnamese(che faceva l'accompagnatrice in un ristorante e "non per militari") una tranquilla vita di coppia clandestina. infatti è sposato, ma la moglie vive a londra. un giorno gli viene presentato un giovane americano, che si presenta come facente parte di una di quelle associazione benefiche. fowler, il giornalista lo individua come uno di quegli americani impegnati a pensare di fare del bene in giro per il mondo, non rozzo come molti suoi connazionali, insomma un americano tranquillo. talmente tranquillo che lo raggiunge fuori saigon durante la riunione annuale di una setta nata negli anni venti e che conta già almeno di due milioni adepti, per riferirgli che si è innamorato di phuong, la "vietnamese", e che intende vincerla al miglior offerente. il film di mankiewicz è un'acuta analisi di un caldo momento del sud-est-asiatico, mentre gli americani tentavano di infiltrarsi in quella guerra, mascherata da spy-story. ottimi ambienti, ben fotografato, il film è serrato e forse corre troppo per riuscire a dire tutto ciò che intende in 100 minuti(la scheda di filmtv dice 122', ma la durata effettiva è stata di 100 minuti)non riuscendo a starvi dietro e perdendomi inevitabilmente molti degli arguti dialoghi messi in bocca ad attori troppo perfetti per essere dimenticati. l'ambigua setta che predica solo amore, ma intanto ha un esercito di 25mila unità in parata, il dissidente generale THE' che guida la guerriglia, i comunisti e i colonialisti francesi, con questo americano tranquillo che forse è troppo tranquillo per non destar sospetti. però dietro c'è anche una storia d'amore, un triangolo, che vede un uomo di mezza età in rivalità con un giovanotto che mette sul piatto un'offerta che infatti phuong fatica a rifiutare, fino almeno a quando non scopre che fowler le ha mentito riguardo al divorzio che la moglie in un primo momento si rifiuta di concedere per valori cristiani. il finale della storia e della storia di fowler in indocina, è forse tutto nelle frasi che dauphin alla fine dice a redgrave, riguardo al fatto di essere stato "fanciullescamente manipolato" e che il problema degli "intelletti evoluti è quello di essere emotivamente arretrati". fowler si ritrova lasciato libero dalla moglie lontana, senza più quel futuro che lui tanto arrogantemente dall'alto della sua evoluzione intellettiva credeva che gli indigeni non riuscissero a comprendere. bello, il film è sudaticcio e procede in suspence in sintonia con il collassare del suo protagonista, un michael redgrave di mastondontiche proporzioni interpretative. non male la dolcissima giorgia moll nei panni della "vietnamese".

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