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Desiderio

Regia di Anna Maria Tatò vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Desiderio

di NameNickName
6 stelle

È un film che a mio avviso meriterebbe più attenzione, se non altro per l’intensa e sensuale attrice francese: Fanny Ardant mai parca nel mettersi in gioco, (e nel mettersi a nudo, qualità che apprezzo in un’attrice), regala un personaggio intrigante; almeno quanto il film stesso. 3 stelle io le metto.

 

 

Il film è praticamente diviso in due parti, la situazione contemporanea di questa donna, una giornalista di origine italiana trapiantata a Parigi per motivi professionali che, perdendo un traghetto per la Grecia, resta separata dal compagno e si ritrova quindi casualmente ad un forzato ritorno alle origini nella sua bella Puglia, dove tra un ricordo e l'altro di un'infanzia che si scoprirà non del tutto spensierata, tra madre e nonna, è insidiata da un losco individuo che mira ad averla, così, spudoratamente, senza farsi scrupoli, e ci riesce anche: della serie "chi la dura la vince!

 

Questo bestione, dal rude fascino latino e macho che non passa di certo inosservato, anche allo sguardo della protagonista, entra in camera sua e la prende con la forza, aiutato per la verità, dalla scarsa resistenza della donna che finisce con l'arrendersi alle voglie dell'uomo quale, una volta vuotatosi, cade addormentato.

Al risveglio, per assicurarsi la fuga, ritrovando la caparbietà, la tormentata giornalista lo colpisce con un posacenere e si da alla fuga.

 

Ecco che le vicissitudini ci portano alla seconda parte: c'è una fase diciamo di fuga appunto.

 

La bella signora incontra sulla strada una bambina che la sera precedente stava festeggiando la prima comunione nello stesso albergo presso cui è ospite.

Riconoscendo la bimba, e sentendosi al sicuro dalla distanza messa tra lei e l’aggressore, la fuggitiva raccoglie la catecumena, con ancora indosso l'abito bianco della festa dalla quale era fuggita, e si lascia convincere dalla stessa a rifugiarsi presso la casa della nonna verso la quale era intenzionata a cercare riparo.

Ma distratta alla guida, urtano con l’auto e proseguono a piedi per la campagna pugliese, dove vengono raggiunte nuovamente dall’inquietante individuo. Riescono però a seminarlo nascondendosi tra i ruderi di una vecchia massoneria.

 

Durante la notte, le due fuggiasche si lasciano andare ai ricordi.

Ricordi non privi di interferenze oniriche, in cui, nella mente della donna, riaffiorano i ricordi di quella infanzia accennata: i ricordi del padre fedifrago convinto... e di una madre esasperata fino all'esaurimento nervoso e che la protagonista aveva rimosso... il tentativo di plagio, di circuizione da parte dello stesso padre che la vorrebbe rinchiudere in collegio... o l’arrivo incombente di un fratellino che lei non vuole... un periodo successivo  più tranquillo presso uno zio...

Ma soprattutto, un fatto inquietante subito da piccina il giorno della sua prima comunione, riaffiora facendole ricordare di quando un uomo, detto "l'uomo lupo" la stava importunando sotto gli occhi di tutti i presenti distratti e di cui la piccola compagna di fuga, la mette a parte: questo dell’incubo altri non è che il padre del molestatore... e in quell’occasione fu colto da un attacco epilettico molo violento che turbò tutti i presenti e da quell’episodio presero a chiamarlo proprio “uomo lupo”.

I ricordi si confondono: ad un certo punto ci sembra che la bambina, altri non sia che la stessa donna a quell’età. E forse è proprio così.

E anche i ricordi si fanno più piacevoli: si rammenta i genitori, ora riconciliati, mentre fanno di nuovo l’amore nella stanza accanto, una vera alcova, da cui è separata da un profilo forato che ricorda tanto quelle dei confessionali in chiesa.

 

Il giorno dopo, al risveglio, il maniaco che le sta incalzando inarrestabile come un terminator, torna su di loro. Le due si separano nella fuga: la donna scappa in riva al mare tuffandosi, e non se ne capisce il perché, come se ricordasse che il bestione non sapesse nuotare. Quello, così preso dall’ossessione per la vittima designata, oramai fuori controllo per l’ardore che pare irreprimibile, si tuffa a sua volta ad inseguirla e infatti... subito annaspa nel mare profondo della scogliera. Ma la donna torna su di lui, lo trae in salvo, e ancora più assurdamente, sulla battigia, prende ad accarezzarlo e, prendendo l’iniziativa, si lascia andare ad effusioni amorose nello sguardo ora romantico e stupito di lui che subito apprezza e restituisce di buon grado. Mentre la bambina si allontana con un sorriso dalla scena.

 

A questo punto, vediamo la donna risvegliarsi di soprassalto in un letto accanto alla nonna, che subito la rincuora: la nonna presso cui era andata in visita al suo arrivo in paese. L’anziana chiede alla nipote cosa la turbi, ma la nipote racconta di un sogno del tutto incoerente con la situazione che ci è stata raccontata; racconta di un sogno in cui vedeva oro liquido colarle addosso... e la donna, dedita ad innoque pratiche esoteriche di tradizione rurale, contadina... malocchio ect... le spiega che l’oro rappresenta l’apparenza, il mettersi in mostra, e soprattutto la falsità, la meschinità delle persone, l’avidità.

Alla fine, vediamo la ritmo cabriolet della donna imbarcarsi sul traghetto per la Grecia, intenzionata a presumibilmente a raggiungere il marito.

 

È un film che a mio avviso meriterebbe più attenzione, se non altro per l’intensa e sensuale attrice francese: Fanny Ardant mai parca nel mettersi in gioco, (e nel mettersi a nudo, qualità che apprezzo in un’attrice), regala un personaggio intrigante; almeno quanto il film stesso.

3 stelle io le metto.

Fanny Ardant

8 donne e un mistero (2001): Fanny Ardant

 

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