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L'amico di famiglia

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su L'amico di famiglia

di cheftony
4 stelle

“Ah, momento magnifico! Lo svezzamento è l'anticamera del ristorante! Ah, e ricordatevi sempre una cosa fondamentale: il mio ultimo pensiero sarà per voi.”

Geremia De Geremei (Giacomo Rizzo) è un sarto napoletano che vive alla periferia di Latina in compagnia della vecchia madre inferma (Clara Bindi). Brutto, laido, stronzo, con un gesso perennemente al braccio destro e una busta della spesa che si porta dietro nella sua andatura da roditore, Geremia nasconde dietro un metaforico paravento di cucitrice, gianduiotti e freschi aforismi l'infame attività di usuraio, per la quale si avvale dell'aiuto del socio Gino (Fabrizio Bentivoglio), 54enne veneto col mito dell'immaginario country e che vagheggia un'esistenza nel Tennessee.
Uno degli ultimi gentili prestiti di denaro di Geremia risulta essere quello elargito al cameriere Saverio (Gigi Angelillo) per organizzare degnamente il matrimonio della figlia Rosalba (Laura Chiatti), algida e avvenente Miss Agro Pontino.
Come in ogni altra occasione, Geremia dopo un prestito si “affeziona” alle famiglie o alle persone aiutate, seguendole, controllandole e dimostrando di nutrire verso di loro una strana forma di genuino interesse, dettato non tanto dalla riscossione delle rate quanto dal tentativo di convincere i “beneficiari” di essere realmente un benefattore.
Ma fra il rapporto reso convulso con la ribelle Rosalba dal giorno del matrimonio di lei e l'opportunità di arricchirsi facendo un enorme prestito al solito tasso d'interesse a due fratelli imprenditori, le cose per Geremia prendono una piega strana. O forse uguale al solito...

Terzo lungometraggio per un Paolo Sorrentino reduce dal grande successo del bello “Le conseguenze dell'amore”, “L'amico di famiglia” segna una flessione di rendimento. Sorrentino qui cambia registro e, nelle sue intenzioni, punta quasi alla commedia partendo dalla solitudine, ma quello che viene fuori è un grottesco bozzetto irrisolto.
Finché si tratteggiano i bizzarri personaggi ci si ingolosisce nella visione, in attesa però di una seconda parte che delude fino ad un finale narrativamente confusionario e monco. E dire che la narrazione finora è stata il punto di forza di Sorrentino! Ma stavolta gli intermezzi grotteschi e virtuosistici sono troppo numerosi e insensati per non inficiare gli sviluppi, oltre che la considerazione per il gusto estetico del regista in pericoloso viraggio verso una forma quasi pubblicitaria, viste certe inquadrature e visto l'utilizzo della pur bella colonna sonora del musicista friulano Teho Teardo: usata egregiamente in certi momenti come vero e proprio commento musicale, talvolta essa è invece debordante e fastidiosamente invasiva.
Un altro punto dolente è il ruolo importante affidato a Laura Chiatti, che proprio non riesce a dimostrarsi un'attrice dignitosa e si limita ad essere la bellona di turno, ingabbiata in un ruolo che, come parecchi altri del film, pare buttato lì, incompiuto e pieno di cliché. Le dinamiche sociali e i rapporti di potere con lo strozzino sono a tratti interessanti anche grazie ad alcuni buoni dialoghi, ma il film fatica ad adottare un registro definito, si perde nell'autoreferenzialità e riesce a malapena ad accarezzare la commedia.
D'altro canto, i punti di forza che rendono tuttavia almeno apprezzabile “L'amico di famiglia” sono la fotografia “ombrosa” di Bigazzi (che fa il possibile per assecondare le astruse riprese della periferia di Latina tanto volute da Sorrentino) e la prova recitativa di Giacomo Rizzo, maschera napoletana praticamente riesumata da Sorrentino per un ruolo cucitogli addosso, ricco di sfumature crudeli, umane e grottesche, a cui Rizzo dà corpo con fedeltà e impegno.
Può piacere, può far ben sperare, ma rispetto a “Le conseguenze dell'amore” è un passo indietro nel percorso del regista napoletano. ** e ½

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