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L'amico di famiglia

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'amico di famiglia

di hallorann
6 stelle

Paolo Sorrentino, classe 1970, è il miglior talento espresso dal cinema italiano negli ultimi anni. Nel 2001 ha esordito con L’UOMO IN PIU’, tragico ritratto di un calciatore e un cantante accomunati dallo stesso nome e dal diverso destino, curiosa e originale opera prima; nel 2004 è stato invitato a Cannes per "Le conseguenze dell'amore", storia di un solitario riciclatore di soldi per conto della mafia. Uno sguardo nuovo, spietato e moderno sulla nostra realtà quello del regista partenopeo, lo scorso anno sempre a Cannes ha presentato "L'amico di famiglia". Geremia è un sarto sessantenne che vive nell’Agro Pontino laziale, pratica l’usura coadiuvato da Gino, un amante del country che sogna il Tennessee e vive in una roulotte. Geremia “cuore d’oro” vive con la madre paralizzata a letto in un appartamento immerso nella penombra e nell’umidità, è taccagno e diffidente, goloso di gianduiotti e attratto dalle ragazze di giovane età, parla per frasi fatte dal bignami degli anni settanta "Reader's Digest", striscia per la città con un braccio ingessato e una busta di plastica. Quando elargisce un prestito a Saverio per le nozze e la festa di matrimonio della figlia Rosalba viene introdotto come amico di famiglia e si innamora di lei, splendida e cinica Miss Agro Pontino.  Dopo una serie di vicissitudini Geremia convinto di aver sedotto Rosalba e di avere sempre tutto sotto controllo viene ingannato da lei e dagli altri suoi presunti amici, perduta anche l’amata madre, riparte da zero.

 

 

Alla terza opera Sorrentino concentra la sua attenzione filmica su un uomo brutto e viscido come i rettili che guarda in TV con la madre, mette in scena un altro ritratto di solitudine ed egoismo che trova l’amore e ne rimane deluso non per i casi fortuiti della vita come nel precedente "Le conseguenze...", ma perché trova un contraltare estetico più ambiguo e ingannevole di lui. "L'amico di famiglia" è un grottesco spigoloso e ostico, ha una struttura metafisica e astratta come le architetture della littoria Sabaudia (ripresa da ogni angolo), l’eccessiva stilizzazione però (e sfoggio di tecnica) non giova alla pellicola e manda in frantumi la caustica critica dell’odierna società italiana, involgarita e instupidita dalla fatuità e dal dio denaro. In filigrana ci dice che non ci sono più valori, anche quelli solidi e duraturi come l’amicizia e la famiglia si sono incrinati e sporcati. Persino il tema dell’usura viene sacrificato dalla fin troppo ricercata cura della forma a scapito del resto (il vero limite del film).

 

 

Il dimenticato caratterista cinematografico Giacomo Rizzo ("Storie scellerate, Pane e cioccolata, Novecento" e molte commedie di serie B e Z), interprete fisso del Teatro Bracco di Napoli viene elevato a rango di protagonista assoluto ed è bravissimo come Laura Chiatti e tutti gli altri interpreti. Suggestive le musiche elettroniche di Teo Teardo. Tra le curiosità, la coreografia del ballo della Miss è stata ideata da Pappi Corsicato. La versione Cannense, più lunga e compatta, è da preferire a quella uscita nelle sale. Per il giovane autore un piccolo passo indietro.

 

 

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