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Il padrone di casa

Regia di Hal Ashby vedi scheda film

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John_Nada1975

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il padrone di casa

di John_Nada1975
6 stelle

Praticamente molto simile come presupposto all'omonimo film dal titolo italiano del 1991, di Rod Daniel con Joe Pesci, ma senza i toni scadenti nella facile farsa, da commediola americana. E' l'esordio alla regia del regista più "irregolare" e anticonformista, coerente per vocazione fino all'ultimo, della Hollywood anni '70. Ovvero il talentuoso Hal Ashby

Il quale si era stancato di essere "solo" uno dei primi "giovani" montatori, dopo la delusione bruciante del suo lavoro rifiutato da Tony Richardson per "Il Caro Estinto", che fece completamente rimontare in Gran Bretagna e riuscì ad ottenere di esordire alla regia sotto nientemeno che la Mirish Company e  con l'apporto di un collaboratore cruciale alla fotografia, quale Gordon Willis

Originale e oggi ancora più controcorrente per come affronta la maternità poi affidata ad altri cioè alla "rivale" Fanny(ma non certo ''surrogata" come dicono oggi) e la tematica razziale, lo stesso razzismo all'interno della comunità nera di Park Slope, (in pratica un distretto autonomo abitato da molte minoranze già nel 1970, all'interno di Brooklyn), per chi non è abbastanza "nero", come la "fidanzata" del ricco e proprietario di appartamenti 

protagonista Elgar Enders(Beau Bridges in una delle sue migliori interpretazioni). Lanie, abitante nel quartiere e ballerina, che infatti oltre al padre afroamericano ha una madre irlandese. E'quindi discriminata nel suo stesso ambiente, perché troppo "bianca". 

E' un bell'esordio, uno dei più degni di nota dei registi che poi avrebbero per un decennio ma non oltre, cambiato le regole narrative e gli stessi contenuti ideologici,  a Hollywood. Già è ben delineato lo stile di Ashby, che poi si affermerà con un successo su tutta la linea per "Harold e Maude", estroso e stravagante, rapsodico e individualista, ma anche ben ancorato ad un sottofondo chiaro di tristezza e anche drammatico, sotto quella che è l'apparenza all'aggancio di una interclassista commedia americana di fine anni '60, come se ne facevano a pacchi per solleticare i gusti del mercato e delle platee. Lee Grant codifica qui il suo rituale personaggio di ricca e sessappigliante donna dell'alta o altissima borghesia, con un vieppiù nevrotico e viscerale di spregiudicatezza, che riprenderà varie volte, anche con l'Oscar, qui già nominata. 

E in un noto episodio della prima serie di "Colombo" l'anno seguente, "Riscatto per un uomo morto". 

 

John Nada

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