Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Storia di cacciatori di taglie, di fame, vendetta e morte. Siamo nell’innevato Utah dove si aggirano banditi affamati di cibo e in attesa di un’amnistia e cacciatori di taglie senza scrupoli capitanati dallo spietato Tigrero, Corbett lo sceriffo ligio alla legge e dal cuore d’oro, Silenzio il muto con una dolorosa vicenda personale alle spalle, una vedova di colore e un paese Snowhill ostaggio di un usuraio Pollycut dal passato ambiguo.
Il grande silenzio (1968): Locandina
Il grande silenzio (1968): Jean-Louis Trintignant
I western necrofili di Sergio Corbucci colpiscono ancora per la carica barocca che li accompagna. Le psicologie dei personaggi principali sono sempre un marchio originale, oltre allo scenario inedito e indimenticabile. Il pistolero muto Silenzio (da un suggerimento di Marcello Mastroianni) conserva negli occhi un dolore vissuto da bambino, una ferita al collo, una Mauser e una dolcezza nel rapporto con Pauline. Solo Jean Louis Trintignant poteva restituire queste caratteristiche e dare forza enigmatica al singolare protagonista. Lo sceriffo federale Gedeon Corbett è un uomo buono dalla battuta pronta, crede nella giustizia e non nella vendetta (motore di un mondo crudele e di uno Stato che lui vorrebbe cambiare). Un idealista che, oggi come ieri, non trova spazio. Chissà se dietro c’era, quale modello ispiratore, Bob Kennedy. Frank Wolff era uno straordinario e indimenticato interprete d’esportazione. Tigrero parla piano e con fare persuasivo semina morte e piombo rosso sul candore bianco della neve. Egli è l’incarnazione umana del vil denaro, del demone del dollaro che tutto decide e governa. Klaus Kinski asciugato da tic e sguardi febbrili è lucido e mefistofelico come lo sarà sotto la direzione di Herzog. Luigi Pistilli, conciato come un Shylock luciferino, è sinistro e decisivo ogni volta che appare. Mario Brega un servo brutale. Eccellente la Pauline di Vonnetta McGee, così come Marisa Merlini nei panni di Règine.
Il grande silenzio (1968): Klaus Kinski
Le musiche di Ennio Morricone, poco invasive ed enfatiche, sono prevalentemente lente e inesorabili come la cattiva sorte che attende i buoni, in altri passaggi elettrizzano la tensione. THE HATEFUL EIGHT di Quentin Tarantino è un esplicito omaggio al film in numerosi punti e al regista romano Sergio Corbucci, il quale nel 1968 con questo sublime IL GRANDE SILENZIO firmò uno dei suoi migliori film di sempre.
Il grande silenzio (1968): Frank Wolff
Il grande silenzio (1968): Jean-Louis Trintignant, Vonetta McGee
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