Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
Interessante noir imbastito su protagonista reduce di guerra affetto da amnesia totale. Molti, forse troppi, i twist previsti dal copione, ma Mankiewica è altrettanto bravo a costruire personaggi tridimensionali che rendono il tutto estremamente appassionante. VOTO: 8
Ammettiamolo: l'amnesia e tutto ciò che ad essa ruota intorno sono per gli sceneggiatori una vera e propria manna dal cielo. Tu produttore vai a qualunque scrittore degno di tal nome e invitalo a buttar giù uno script con personaggio principale che ha perso la memoria, e vedrai che questo non solo accetta l'incarico, ma ti butta pure le braccia al collo per ringraziarti di tale soggetto 'imbottito'. Ne “Il bandito senza nome” il protagonista affetto da amnesia è un reduce della seconda guerra mondiale, fronte del Pacifico, che si ritrova suo malgrado invischiato in una brutta storia di gangsters, delitti e sordidi personaggi nella Los Angeles del 1946. Ne consegue una corsa contro il tempo per recuperare la propria identità e dimostrare di non essere il bandito del titolo italiano (infatti in originale il film si intitola più sottilmente “Somewhere in the Night”). Regista e co-sceneggiatore del film è Joseph Leo Mankiewicz, molto bravo come sempre a creare personaggi di buon spessore e in questo caso anche a sopravvivere a una salva forse un po' eccessiva di colpi di scena. Protagonista è invece il bravo ma non troppo fortunato John Hodiak, all'epoca ventisettenne e all'apice di una carriera poi andata rapidamente in calando negli anni seguenti fino alla prematura morte causata da un infarto nel 1955. Lo accompagnano per l'occasione la brava Nancy Guild nel principale ruolo femminile e un marpionissimo Richard Conte, vero valore aggiunto in questo genere di film, in quello del tenente di polizia. Nel complesso, un ottimo film che val bene una visione.
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