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Piano 17

Regia di Manetti Bros. vedi scheda film

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La recensione su Piano 17

di Furetto60
7 stelle

"Black comedy " piacevole e divertente. Ottima la regia dei Fratelli Manetti e buona la prova degli attori.

Mancini è un giovane molto sveglio, che fa parte di una gang di rapinatori, insieme al Fratello Matteo il capo, poi un tale soprannominato “Pittana” tipo impulsivo che spara con troppa facilità e il ciccione Borgia, il più sempliciotto. Mancini, travestito da uomo delle pulizie, deve intrufolarsi in un ufficio sito al 17° piano di un palazzo direzionale, per sistemare una bomba innescata da un timer, allo scopo di distruggere documenti compromettenti, per conto di un misterioso committente. All'esterno dell'edificio ci sono in auto Il pittoresco Borgia e l’amareggiato Pittana, che dovrebbero tenere sotto controllo la situazione, a guidarli per telefono c’è Matteo, che nell’ambito della banda sta provando a modificare i rapporti di forza e le gerarchie, scontentando soprattutto Pittana. Solo che si verifica un inconveniente del tutto imprevisto, l’ascensore si blocca e Mancini resta prigioniero insieme a due ignari impiegati, Violetta, spregiudicata segretaria e amante del dirigente e un ragazzone timido e impacciato, segretamente innamorato di lei. In questa situazione delicata e pericolosa, i tre devono fare squadra giocoforza e soprattutto svelare le “proprie carte” Il film si svolge praticamente in tempo reale, a mano a mano, vengono rivelati gli antefatti, utili per comprendere la storia, in una sequela di lunghi flashback, atti a ricostruire una trama lineare e avvincente. Questa pellicola autoprodotta e realizzata senza dispendi economici, ma sfruttando un  buon soggetto di genere, richiama alla memoria alcuni “espedienti” Hitchcockiani: zoomate, angolazioni marcate e musica assordante nei momenti topici. La regia dei fratelli Manetti come sempre geniale, grazie a volenterosi e credibili attori, una brillante sceneggiatura e dialoghi intelligenti, dà vita a un film di solida e pregevole fattura, destreggiandosi assai bene, tra le canoniche regole del noir, con i tipici doppi giochi, le ambiguità, i tradimenti e poi gli spazi angusti e claustrofobici, creando un perfetto climax , che non scema mai, anche grazie ad un montaggio efficace e coinvolgente. Interessante l'intreccio narrativo e le dinamiche psicologiche dei personaggi. Una chicca godibile, Antonio Iuorio il “Borgia”, che tratteggia un individuo grottesco e disadattato, sia per le sue ippopotamesche dimensioni, che per il suo carattere ingenuo, esilaranti le sue esternazioni razziste: ”me ne sono andato via da Napoli per non incontrare più quelli che al semaforo vogliono pulire i vetri e venderti i calzini e poi me li ritrovo anche qui “ Molto divertente.

 

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