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Cacciatore di teste

Regia di Costa-Gavras vedi scheda film

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La recensione su Cacciatore di teste

di lamettrie
8 stelle

Un gran bel thriller, dagli esiti imprevedibili, sul maggior male dell’ultimo mezzo secolo, il capitalismo. La cui condanna senza giustificazioni è corretta.

Erano gli anni d’oro (si perdoni l’ironia involontaria) della delocalizzazione, venti anni fa: per far fronte alla conseguente, inevitabile disoccupazione, il protagonista non vede alternative, se non ammazzare uno ad uno tutti i concorrenti per il posto di lavoro cui aspira. Tutto ciò ha una sua coerenza: è uno dei tanti modi della competitività, sfrenata e disumanizzante, che il capitalismo impone. Anzi, la conclusione è ancora più atroce: solo il più delinquente vince, nel capitalismo.

Costa Gavras si muove in modo straordinario in un classico ambiente del cinema francese di questi decenni: le cose più terribili, tra quelle reali, vengono espresse in modo veritiero e credibile, con uno stile prosaico e quotidiano, senza intellettualismi e virtuosissimi: mostrati per quanto sono, nella loro diretta, nuda quotidianità. Il serial killer, che si sente costretto ad esserlo, è molto semplice, nei suoi modi da grottesco – fino a un certo punto - fai da te dell’assassino plurimo.

Il film ha anche i suoi difetti: non si capisce il perché del continuo riferimento ai cartelli pubblicitari con allusioni sessuali; forse la fortuna del protagonista, con tutti quegli alibi, è sin troppa. Ma poco altro.

Gli attori recitano benissimo. Ottimo è anche il viaggio silenzioso nella follia del protagonista: come anche quando si raffigura l’adulterio della moglie, che non si sa quanto sia vera.   

Memorabili tanti tratti della sceneggiatura, scritta anche dal medesimo regista, dal soggetto del romanzo di Wetslake. «Ossequioso, un tappetino…un viscido…perfetto per un’attività commerciale…è quello che cercano». Oppure: «Mio padre non c’è più…sigarette e cancro ai polmoni…ucciso da brave persone che si guadagnano da vivere vendendo la morte e preoccupandosi per l loro posto di lavoro». O anche: «La flessibilità? Non crea disastri, ma è «riflessione creativa…vedere in modo diverso le stesse problematiche»

Splendido un dialogo col rivale che voleva uccidere: «Si è disposti a tutto per un lavoro ..che si dovrebbe fare contro il turbo capitalismo? Si dovrebbe mettere l’uomo, l’umanità al centro di tutto…ma temo che sia troppo tardi».

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