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Venga a prendere il caffè da noi

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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La recensione su Venga a prendere il caffè da noi

di OGM
8 stelle

Il desiderio materiale non guarda in faccia a nessuno: come, agli occhi dell’avido, i soldi sono tutti uguali, così anche le donne possono equivalersi, soprattutto quando possederle assicura, oltre al piacere fisico, il dominio sui loro averi. La storia di Emerenziano Paronzini, marito/amante di tre sorelle di diversa età e avvenenza, ma di pari ricchezza e ingenuità, è emblematica di un certo modo di amministrare l’esistenza, che non concepisce la realizzazione personale disgiunta dal godimento e dalla comodità. In questa visione, la bella vita prescinde dalla cura dell’immagine pubblica, e dalla distinzione all’interno di un’élite, perché è basata sulla concretezza pura, e si risolve in una questione rigorosamente privata. La strategia del protagonista di questo riservatissimo ménage è, a suo modo, l’essere contrapposto all’apparire: è la scelta di chi preferisce vivere l’agiatezza e il privilegio per conto proprio anziché ostentarli  in società. In un contesto sfacciatamente estetizzante, tra lo sfarzo dei cimeli di famiglia e la meraviglia di prodigiosi innesti floreali, la figura di Emerenziano si inserisce come una provocazione fattiva, che del superfluo assapora il succo, trascurandone del tutto la scorza. Il suo atteggiamento diretto e spregiudicato rivela la crisi del mondo borghese, molto più di qualsivoglia forma di ipocrisia: badare unicamente alla sostanza, rinunciando all’incanto della gloria e al conforto dell’altrui approvazione, uccide ogni logica di casta ed ogni illusione di decoro. Decadenza è la bellezza che non riesce ad ammaliare, e la piena luce che cede il passo alla penombra: ogni culto segreto e personale, e quindi impresentabile, è sintomo di una disgregazione individualista, che, abolendo i canoni ufficiali, sancisce il rifiuto delle regole e l’impossibilità di condividere, non solo i valori, ma anche i gusti, le mode e le tendenze.  Venga a prendere il caffè da noi è – come, per altro verso, Dillinger è morto – la rappresentazione di un modus vivendi aberrante, però sospeso da ogni giudizio, in quanto confinato in quel mondo esclusivo e appartato che è racchiuso tra le pareti domestiche.

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