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Lettere di una novizia

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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La recensione su Lettere di una novizia

di mm40
5 stelle

Giovane e bellissima, Rita entra in convento; la sua vocazione appare fin da subito traballante, tanto che don Paolo decide di indagare sul passato della ragazza. A quanto pare travagliato: figlia di una donna piacente, Rita ha avuto un turbolento rapporto con l'amante di lei, che l'ha profondamente cambiata e condotta al convento.

 

Attivo con continuità da oltre un quindicennio, Alberto Lattuada con Lettere di una novizia tenta un nuovo passo 'autoriale' all'interno di una filmografia che dalla metà degli anni Cinquanta aveva bruscamente svoltato in direzione realistica, cercando un approfondimento psicologico e sociale della sua contemporaneità. Come per La spiaggia (1954), infatti, al centro di questa pellicola si trovano temi scabrosi che sfidano la pedante censura dell'epoca; come per Guendalina (1957) e I dolci inganni (1960), il fulcro della storia è una giovane, figura irrisolta come nell'ultimo titolo citato, nel quale avveniva inoltre l'incontro - simile a quello che costituisce il nucleo narrativo di Lettere da una novizia - fra una ragazzina e un uomo maturo. Qui il regista e sceneggiatore (insieme a Roger Vailland, nel segno di una coproduzione fra Italia e Francia) prende spunto dal romanzo omonimo di Guido Piovene (1941) per tracciare il ritratto di una ragazza allo sbando, che non avendo più alcun riparo cerca rifugio nella religione, o meglio nell'ambiente religioso, pur non avendo vocazione alcuna. Neppure l'ambiente religioso ne esce impeccabile. Pascale Petit, Jean-Paul Belmondo, Massimo Girotti, Elsa Vazzoler, Emilio Cigoli, Lilla Brignone, Hella Petri sono i volti principali sulla scena; il bianco e nero di Roberto Gerardi infonde alla vicenda raccontata toni ancora più cupi. A voler essere pignoli, il ritmo latita (complice anche una colonna sonora - Roberto Nicolosi - tenuta in secondo piano) e la scena madre dell'intera pellicola (il fatto da cui scaturisce la trama, in pratica) è girata in maniera quasi perfino maldestra, di certo ben poco incisiva. 5/10.

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