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Scorpio Rising

Regia di Kenneth Anger vedi scheda film

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Raffaele92

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La recensione su Scorpio Rising

di Raffaele92
8 stelle

Perla nascosta. Capolavoro underground. Audace. Provocatorio oltre ogni limite. Cosa sia effettivamente è impossibile a definirsi: critica o elogio? Accusa o celebrazione?

Difficile dare un significato preciso a tale accumulo di simbolismi.

“Scorpio Rising” procede per associazioni, partendo con un ritmo dolce, quasi melodico, per terminare invece con un ritmo e un montaggio frammentati e frenetici.

Il protagonista viene prima posto come modello di virilità, quindi come idolo/capo di un gruppo, nonché portavoce di una controcultura che ha nella ribellione al conformismo il proprio scopo.

La fede nella religione cattolica poi, sembra dirci il regista, cede il posto ad un altro credo: l’individualismo.

Tutto porta a un ribaltamento dei valori propri delle generazioni passate, valori che i giovani contestano per principio, non certo per proporre ideali alternativi. 

“Scorpio Rising” è la radiografia di un’anima ribelle, un’opera arrabbiata che potrebbe essere la fotografia emotiva di un desiderio di emancipazione; la scissione tra l’essere (che si manifesta nel ragazzo nel momento di “intimità”, ovvero quando ripara – idolatra – la propria moto) e l’apparire (l’adesione ai principi nazisti e il conseguente desiderio di autorità – quindi controllo – sugli altri).

Il film parla in sostanza di una ricerca: quella di un idolo. In questo senso, James Dean, il Marlon Brando de “Il selvaggio” (il cui personaggio è evidentissima fonte di ispirazione per quello di questo film) e Gesù sono idoli (icone) che vengono messi (considerati) su uno stesso piano. 

Il film analizza parallelamente un altro concetto: quello di ritualità.

Nella quotidianità (sembra sempre dirci il regista) è composta dalla reiterazione di usi e abitudini entrati a far parte nella nostra vita, quindi diventati sorte di “riti”: l’accurata preparazione ad un’uscita serale potrebbe essere vista attraverso questo filtro, così come la sequenza finale dell’iniziazione del ragazzo.

Accompagnato da hit dell’epoca, questo escursus nel subconscio giovanile degli anni ‘60 è senza dubbio una delle opere film sperimentali più importanti di sempre, nonché sicuramente il miglior film di Kenneth Anger.

Ha la consistenza di un sogno, una proiezione scaturita dall’immaginazione di un cineasta che si è fatto portavoce di paure, desideri e ossessioni della sua epoca.

Forse, per spiegare quel periodo e quella cultura, non esiste opera più efficace.  

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